Arthur Guinness (1725-1803) nacque a Celbridge e crebbe ad Ardclough, nella contea di Kildare. Iniziò producendo birra rossa (Ale), mentre la prima pinta di Guinness fu spillata a Celbridge, in un locale dove attualmente troverete il Mucky Duck Pub.
Cinque anni dopo, l’imprenditore lasciò suo fratello minore a dirigere quell’impresa e si spostò a Dublino: esattamente al St. James’s Gate Brewery, l’attuale Guinness Storehouse per intenderci. Correva l’anno 1759. Il resto fa parte della leggenda di quest’uomo che narra del famoso sito abbandonato affittò per 45 sterline all’anno con un contratto di 9 mila anni.
Biografia
La biografia di Arthur Guinness racconta come già da piccolo avesse dimestichezza con la produzione di bevande. Il padre era l’amministratore delle terre di Arthur Price, arcivescovo di Cahel. Già nella tenuta sarebbe avvenuta la prima produzione di birra irlandese. Alla morte del vescovo, ogni membro della famiglia Guinness ereditò dal prelato 100 sterline.
Nel 1761 Arthur Guinness sposò Olivia Whitmore nella St Mary’s Church, nella capitale, da cui ebbe 21 figli, 10 dei quali sopravvissero fino all’età adulta. Dal 1764, vissero nella Beaumont House, attualmente parte del Beaumont Hospital, nei sobborghi nord della capitale irlandese. Già nel 1767 era a capo della Corporazione dei Mastri Birrai dublinesi. Per dovere di cronaca, possiamo dire che soltanto tre dei suoi figli divennero birrai, mentre gli altri suoi discendenti preferirono fare i missionari, politici e autori.
Secondo il libro delle tasse (registro), la prima vendita della birra irlandese da lui ideata risalirebbe al 1778. La sua espansione, che non conobbe rivali, avvenne precisamente nel triennio che va dal 1797 al 1799 dove perfezionò la ricetta della famosa stout: ad oggi la più celebra birra al mondo. Per capire l’impero del colosso birraio di quegli anni, basta sapere che alla sua morte, avvenuta nel 1803, la produzione annuale era di oltre 20 mila botti.
Il filantropo fu sepolto nel gennaio 1803 nella tomba di famiglia della madre, a Oughter Ard nelle vicinanze di Kildare.
St. James’s Gate Brewery
Il St James’s Gate Brewery è stata la sua piccola fortuna e ben presto quel “buco di birrificio diventerà “La casa della Guinness”. La svolta epocale per l’imprenditore è in realtà il suo dono di lungimiranza, la stessa con la quale ha affittato il magazzino. È il 1759 e Arthur Guinness riesce a chiudere un contratto di 9 mila anni alla cifra di 45 sterline all’anno. Nessuno ha immaginato, tantomeno il proprietario di allora, che St James’s Gate avrebbe avuto un successo planetario. A cominciare in patria quando nel 1838 divenne il più grande birrificio d’Irlanda e nel 1914 il più grande del mondo.
Ben presto, negli anni a venire, durante il XIX e il XX secolo il birrificio con la sua visione acquistò tutti gli edifici limitrofi e persino delle abitazioni per i suoi dipendenti. Insomma questo magazzino o deposito, come si evince dal nome, divenne il cuore pulsante di St. James’s Gate e tuttora prima attrazione. Milioni di persone da tutto il mondo sono venuti a visitare i sette piani dell’edificio in ferro, originariamente luogo in cui avveniva il processo di fermentazione. La bellezza dell’epoca si è trasformata in un museo di piccoli grandi cose, come l’enorme lucernario a forma di pinta che sorge all’ingresso con su scritto “se fosse riempito conterrebbe 14,3 milioni di pinte!”. Ogni anno qualcosa cambia e si aggiungono nuove attrazioni per raccontare la produzione della celebre stout e anche degustare la birra scoprendone aspetti sconosciuti. Dal primo all’ultimo piano, il The Gravity Bar è ciliegina sulla torta che permette di ammirare i tetti di Dublino in un ambiente confortevole.