Situato presso i Giardini Botanici di Belfast, l’Ulster Museum misura 8 mila metri quadrati di spazio espositivo al pubblico ospitante materiale proveniente dalle collezioni di arte applicata, archeologia, etnografia e tesori della Invencible Armada naufragata nel 1588, storia locale, numismatica, industriale archeologia, botanica, zoologia e geologia.
La storia dell’Ulster Museum
Fondato nel 1821 a Belfast, l’Ulster Museum era chiamato in origine Museo Civico e Pinacoteca. La sua missione è iniziata nel 1833 prima di includere una galleria d’arte nel 1890. Nel 1929 la sede fu trasferita a Stranmillis. Per gentile concessione del Museo Act 1961, nel 1962 l’Ente è stato rinominato come Ulster Museum (National Museums). Il passaggio lo ha di fatto formalmente riconosciuto come un museo nazionale di Belfast.
Dal 1940, Ulster Museum è riuscito ad accogliere delle collezioni di arte moderna. Nel 1998 l’Ente si è fuso con l’Ulster Folk and Transport Museum e il Folk Park Ulster-American, dando origine ai Musei Nazionali e alle gallerie a Belfast e in Irlanda del Nord. Nel luglio 2005 è stata annunciata una importante ristrutturazione sovvenzionata dalla Heritage Lottery Fund e dall’Assessorato alla Cultura di Belfast. Nell’ottobre 2006 la struttura ha chiuso i battenti fino al 2009, per consentire i lavori. La riqualificazione del museo ha attirato diverse critiche sullo stile architettonico, poi la riapertura nell’ottobre 2009.
La visita
L’Ulster Museum custodisce oltre alle raccolte artistiche, un archivio di libri e manoscritti relativi alla storia della natura irlandese. Si tratta del più grande galleria di Belfast e, ovviamente, dell’Irlanda del Nord. Al suo interno però ci sono anche importanti collezioni di uccelli, mammiferi, insetti, molluschi, invertebrati marini, piante, alghe e licheni.
Per questo durante la visita all’Ulster Museum vi troverete faccia a faccia con i dinosauri, incontrerete un’antica mummia egiziana e vedrete – gratuitamente – capolavori moderni otre ad una ricca collezione di arte, storia e scienze naturali. Quasi quattro secoli dopo, nel 1968, l’archeologo belga Robert Sténuit recuperò gli splendidi tesori trasportati dal galeone, tra cui monete, oggetti in oro e una gran quantità di gioielli di valore inestimabile.
Sulla faccia interna di un sottile anello d’oro appartenuto a un ufficiale si può leggere l’enigmatica frase “No tengo màs que dar te” (Non ho più altro da darti). Una sala del terzo piano è riservata alla fauna e alla flora del paese. Salendo al quarto piano troverete la Art Gallery dove accanto a opere dal XVII al XIX secolo figurano dipinti di Andrew Nicol e di Susannah Drury ispirati alle Giant’s Causeway. Sono pregevoli le tele post impressioniste di George Campbell e di Gmerard Dillon e commoventi composizioni di William Conor, dedicate ai poveri della città.