Il naufragio del Titanic segna in maniera indelebile il mondo navale: la foto in bianco e nero del “gigante dei mari”, che non sarebbe affondato per nulla al mondo, è l’emblema di quanto sia imprevedibile e vulnerabile anche la più studiata progettazione. Tutto avvenne in maniera eclatante: l’entusiasmo dei diecimila curiosi sul molo a salutare la nave in partenza, la speranza mista a paura dei passeggeri a bordo, la fierezza dell’equipaggio, fecero da cornice a un evento di interesse mondiale. Il transatlantico britannico, però, non riuscì a superare il suo viaggio inaugurale. Una nave stregata? I segni della tragedia erano prevedibili? Può darsi, ciò che contava allora era “vivere il sogno”, ovvero raggiungere gli Usa godendosi il viaggio. Il Titanic, espressione di lusso e benessere, oltre ad avere le “dimensioni di una nave perfetta”, incarnava bisogni e sogni e, almeno in questo, senza distinzione di classe sociale. Nella tragedia persero la vita 1518 passeggeri dei 2223 imbarcati, rimasti a bordo nella fase conclusiva dell’inabissamento.
La storia del transatlantico, formalmente RMS Titanic, all’epoca la più grande e lussuosa nave al mondo, ha inizio l’11 aprile. Il Titanic partì da Southampton (UK) in direzione di New York con tappe intermedie in Francia e in Irlanda. La sua corsa dura poco perché il transatlantico affonda, pochi giorni dopo aver urtato un iceberg, il 14 aprile 1912. L’impatto con il masso di ghiaccio avviene alle 23:40 e l’imbarcazione resta in agonia 2 ore e 40 minuti prima di spezzarsi in due tronconi esattamente alle 2:20 del 15 aprile. Un avvenimento che mette in discussione tutto e tutti: dalla costruzione della nave, avvenuta nei cantieri Harland and Wolff di Belfast (Irlanda del Nord), al comportamento degli equipaggi, alle possibili falle mai dichiarate, fino alle ipotesi delle “cose non dette”. La tragedia richiama l’interesse di storici, registi e scienziati attraversando più generazioni che come possono ne raccontano il fatto.
Il viaggio e la collisione con l’iceberg
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Il Titanic fa il suo debutto, per un viaggio che sarebbe dovuto durare sette giorni. È il 10 aprile 1912 quando la nave salpa da Southampton (Regno Unito) alle ore 12:06. Il transatlantico lascia l’Ormeggio 44 per allinearsi sulla rotta di New York. Il suo arrivo negli States è già stato annunciato così come il molo di attracco: il numero 59.
Nel giorno della partenza il Titanic, mastodontico come le navi gemelle l’Olympic e il Gigantic (Quest’ultima dopo la catastrofe del Titanic cambiò nome in Britannic), fece due tappe intermedie: a Cherbourg (Francia) e Queenstown (Oggi nota come Cobh) che fu l’ultimo scalo del transatlantico prima di navigare in mare aperto nell’Oceano Atlantico.
A circa a metà del viaggio, la stazione radio di bordo viene allertata più volte della presenza di iceberg lungo la rotta. Si tratta di massi di ghiaccio vaganti segnalati già avvistati dalle imbarcazioni che percorrono lo stesso tratto di mare del Titanic. Tutto prosegue come da copione. Secondo le ricostruzioni alle 21 il mare è calmo e la navigazione procede regolare sotto un cielo limpido e stellato. Il Titanic è al largo della costa di Terranova, in Canada, quando alle 23,40 urta un iceberg. Oramai lo schianto è inevitabile, nonostante le vedette, sprovviste di cannocchiali specifici, avvistino la massa scura a occhio nudo. William Murdoch, l’ufficiale di guardia sul ponte, dà l’odine scongiurando il peggio: indietro tutta, poi la virata per evitare l’ostacolo.
La nave, però, naviga a una velocità importante, circa 22 nodi, e con meno di 500 metri di distanza la manovra appare piuttosto complessa. Pertanto è richiesta una seconda virata opposta, a dritta, perché la prima avrebbe avvicinato la poppa del transatlantico all’iceberg. L’idea di passare a sinistra dell’ostacolo, sfiorandolo con il fianco destro, non si rivela giusta: il Titanic entra in collisione con la massa di ghiaccio riportando seri danni. Lo squarcio si estende per 90 metri, troppi per una nave la cui lunghezza complessiva è di 269. Le falle, causate dall’incidente, si trovano sotto la linea di galleggiamento e dei 16 compartimenti stagni si allagano i primi cinque: il gavone di prua, le tre stive postali e il locale caldaia. Alle ore 00:15 del 15 aprile il Titanic lancia l’SOS, ma tra le navi vicine c’è il Carphatia che si trova a quattro ore di navigazione.