James Joyce

Non a caso James Joyce è ritenuto uno dei migliori scrittori irlandesi e del mondo dell’epoca e di ogni tempo. Il suo carattere anticonformista e critico verso la società e la Chiesa cattolica traspare in opere come Gente di Dublino e in Ritratto dell’artista da giovane, conosciuto in Italia anche come Dedalus. Il romanzo più noto è Ulisse, una vera e propria rivoluzione rispetto alla letteratura dell’Ottocento, e nel 1939 il successivo e controverso Finnegans Wake (“La veglia di Finnegan” o più propriamente “La veglia per Finnegan”) ne è l’estremizzazione. Dalla sua morte sono passati 80 anni durante i quali avrebbe fatto numerosi viaggi per poi tornare a descrivere nel dettaglio la sua gente, e le persone che ben conosceva di Dublino. Nella sua vita c’è anche un pezzo di Italia, a Trieste incontra Italo Svevo, a cui dà lezioni private di inglese, e lo sprona a concludere La coscienza di Zeno. Il suo capolavoro, l’Ulisse (Ulysses), invece, fu scritto in Svizzera.

La biografia: vita e morte di James Joyce

James Joyce nacque a Dublino (2 febbraio 1882 – 13 gennaio 1941) da una famiglia molto numerosa della buona società, cattolica e nazionalista. Studiò nei migliori istituti ma, alla morte della madre, la famiglia cadde in disgrazia toccando l’indigenza. Dopo una temporanea vocazione sacerdotale e le prime pubblicazioni, James Joyce si trasferisce a Parigi. I primi lavori consistono in una serie di raccolte di poesie in cui si trattano i temi dell’amore, del tradimento e della malinconia con stile semplice e musicale.

James Joyce torna brevemente nella Dublino letteraria prima di lasciarla per un auto-esilio nel 1904. Peregrina per tutta Europa seguito dalla fedele compagna e madre dei suoi figli Nora Bernacle: furono a Zurigo, poi a Trieste dove diventa amico di Italo Svevo. Nel 1915 James Joyce pubblica Gente di Dublino: 15 racconti che descrivono diverse fasi della vita come l’infanzia, l’adolescenza, la maturità e la società della sua città, inattiva e frustrata al punto di costringerlo a scegliere l’esilio.

Nel 1922 comparve il vero capolavoro di James Joyce: l’Ulisse. A causa, o forse grazie, alla malattia di sua figlia Lucia, James Joyce conosce Carl Gustav Jung che lo introduce allo studio della psicologia. Nel 1941 si spegne a Zurigo, in Svizzera, lasciando opere in cui sempre presente è la realtà, la verosimiglianza, l’analisi dell’animo umano (anche ricorrendo alle ultime scoperte della psicanalisi). Nel suo ultimo lavoro, rimasto incompiuto, La veglia di Finnegan c’è un’atmosfera di caos in cui il linguaggio è una specie di magma informe e suggestivo nel quale fanno capolino le teorie sui “corsi e ricorsi” di Gianbattista Vico, miti e simboli di antica tradizione. Si può dire che con i “flussi di coscienza” di James Joyce, con il monologo interiore e un uso del linguaggio dinamico e purisemantico, l’artista irlandese si pone come un varco fra le opere del periodo precedente e quelle successive, inevitabilmente intrise e influenzate da tante novità.

Dedalus, la prima opera matura

Nel 1917 appare Ritratto del giovane artista, meglio noto come Dedalus: è la prima opera matura di James Joyce, autobiografica e autocritica. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale costringe lo scrittore irlandese a tornare a Zurigo, dal suo amico Ezra Pound. Nel 1920, si trasferisce a Parigi, dove frequenta i massimi esponenti della letteratura europea.

Ulisse, il capolavoro

L’Ulisse è l’opera fondamentale per tutta la letteratura europea, in cui si narra una sola giornata dell’ebreo irlandese Leopold Bloom, ripercorrendo i dieci anni di peregrinazione del personaggio omerico.

Le sue azioni, i suoi pensieri, le azioni e i pensieri della città, delle cose, della gente che incontra, di Stephen Dedalus, ovvero l’altra parte di sé. Il giovane intellettuale James Joyce in cerca di un padre (così come Bloom è in cerca di un figlio), di sua moglie Molly, ovvero il grembo da cui si salpa e a cui si ritorna. Se non il più bello di certo il più decisivo libro di James Joyce del secolo, l’Ulisse è corredato, nella presente edizione, da un esauriente volume di apparati per la guida alla lettura.

Ulisse è un romanzo scritto da James Joyce, il più famoso e illustre. Non a caso, l’opera è considerata uno dei romanzi più importanti della letteratura del XX secolo. Lo stile narrativo viene variato su tutti i registri: dal parodistico al dottrinale. Molte parti del racconto sono sviluppate secondo la tecnica di “monologo interiore”, che descrive il flusso di coscienza. Ulisse è la storia di una giornata, il 16 giugno 1904, di un gruppo di abitanti di Dublino.

James Joyce ha scelto tale data perché fu il giorno in cui Nora Barnacle, futura moglie, capì di essere innamorata di lui. Sei anni di intenso lavoro, di stesure e continue revisioni per trasformare il grande mito in grande pantomima. Diciotto capitoli, diciotto luoghi, diciotto ore e momenti, diciotto stili, una miriade di personaggi e situazioni per raccontare l’eroicomica giornata di un ebreo irlandese di origini magiare, l’agente pubblicitario Leopold Bloom. Un uomo a spasso per Dublino dalle otto del mattino alle due di notte.

Quali sono le opere di James Joyce

Ecco alcune opere di James Joyce distribuite in romanzi, racconti e raccolte di poesie.

  • Ritratto dell’artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man, 1916)
  • Ulisse (Ulysses, 1922), la più grande opera di James Joyce.
  • Finnegans Wake (1939)
  • Le gesta di Stefano (Stephen Hero, 1944), postumo, a cura di Theodore Spencer, n. ed. 1963
  • Gente di Dublino (Dubliners, 1914), raccolta di 15 racconti
  • Il gatto e il diavolo (1964[34]), racconto per bambini, postumo
  • Musica da camera (Chamber Music, 1907)
  • Giacomo Joyce (1914), pubblicato postumo nel 1968
  • Poesie da un soldo (Pomes Penyeach, 1927)
  • Collected Poems (1936)

Nel 1917 James Joyce spiegava a Georges Borach: “Il più bello e interessante dei soggetti è quello dell’Odissea. È più grande e più umano di quello dell’Amleto, superiore al Don Chisciotte, a Dante, al Faust. A Roma, quando avevo finito circa la metà del Portrait, mi resi conto che l’Odissea doveva esserne il seguito”. E cominciò a scrivere l’Ulisse, che uscì a Parigi il 2 febbraio 1922, giorno del suo quarantesimo compleanno, per iniziativa di una intraprendente americana di Baltimora, la ventitreenne Sylvia Beach. C’è un giorno dell’anno in cui tutto ciò si vive di nuovo: il 16 giugno è Bloomsday. Acquista subito i libri di James Joyce direttamente online. Un modo sicuro e facile per ricevere comodamente i prodotti in casa.

Le celebri frasi e le citazioni

Ecco le migliori frasi e citazioni di James Joyce.

  • Cristoforo Colombo, come ognuno sa, è venerato dai posteri perché fu l’ultimo a scoprire l’America.
  • [Roma] dev’essere stata una gran bella città al tempo di Cesare. Il foro una piazza magnifica. Vorrei sapere qualcosa della storia latina o romana. Ma non è il caso di cominciare a impararla adesso. Perciò lasciamo marcire le rovine.
  • La donna è spesso il punto debole del marito, amava dire James Joyce.
  • […] la mia anima è a Trieste.
  • Non parlarmi di politica, sono solo interessato allo stile.
  • Don’t talk to me about politics. I’m only interested in style.
  • Non vi è eresia, né filosofia, tanto aborrita dalla Chiesa, quanto l’essere umano. Diceva James Joyce. There is no heresy or no philosophy which is so abhorrent to the church as a human being.
  • Quando si ha una cosa, questa può essere portata via. […] Ma quando si dà una cosa, questa è data. Nessun ladro può prendertela. […] Se l’hai data tu, allora è tua per sempre. Sarà sempre tua. Ecco, questo è dare.
  • Ritengo che i tre scrittori dell’Ottocento naturalmente dotati di maggior ingegno fossero d’Annunzio, Kipling, Tolstoi.
  • Se ho scelto Dublino per scena è perché quella città mi appariva come il centro della paralisi.