La scoperta delle patate
La patata è giunta in Irlanda intorno al 1590. Da allora, al pari di una rivoluzione la coltivazione dapprima limitata di decuplicò e le patate irlandesi assunsero un posto di rilievo nella società. Nel 1750 era ormai ampiamente diffusa. Per i più poveri i cereali erano divenuti troppo cari e la patata divenne l’alimento principale. Questo spiega il perché la Grande Carestia fece tutti quei morti.
La Grande Carestia delle patate irlandesi
Dal 1845 al 1850 ci fu una diffusione nelle campagne della peronospora. A seguito di una grave malattia, causata da un fungo infestante, la Phytophthora infestans, i tuberi furono distrutti. Si alternarono periodi di distruzione sistematica del raccolto. Così la Grande Carestia fu considerata una delle tragedie più gravi della storia europea. Considerando che la patata fosse diventato l’alimento base della popolazione, quest’ultima fu letteralmente decimata.
Secondo i dati riportati dal censimento del 1841, l’Irlanda contava poco più di 8 milioni di abitanti, dieci anni dopo nel 1851, si registrò un dato di quasi 6 milioni. Una devastazione totale, che ebbe la sua massima espansione nell’anno 1847, definito appunto “l’anno nero” dove si calcola morirono mezzo milione di persone.
L’atteggiamento inglese
Occorre infine ricordare che il governo britannico, deliberatamente scelse di non intervenire in soccorso della popolazione irlandese, secondo loro, infatti, la Grande Carestia costituiva un fattore di naturale riequilibrio demografico della popolazione.
L’emigrazione dovuta alla carestia
L’emigrazione dall’Irlanda, fin dall’inizio del XIX secolo, fu la conseguenza inevitabile della Grande Carestia irlandese. Già a partire dal 1845, a fronte di un calo produttivo. Erano i proprietari terreni a spingere le classi meno ambienti a lasciare i paesi. Nel 1846 si registrò un vero esodo. Approdi felici erano considerati Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna e Galles.
In Canada l’isola di Grosse-Île, attrezzata con un ospedale per 200 persone, fu letteralmente invasa. Inutile pensare alla quarantena, considerando la grande mole di persone. Sui transatlantici c’era febbre e tifo, tutti gli della Grande Carestia.
Carestia irlandese del 1879
La carestia irlandese del 1879 fu più blanda. A differenza delle precedenti grandi carestie del 1740-1741 e del 1845-1849, l’ondata di malattia ebbe effetti minimi sulla popolazione tanto da guadagnarsi l’appellativo di “mini-carestia”, o An Gorta Beag in irlandese. Una situazione più controllabile e controllata che non ripropose gli scenari della emigrazione irlandese degli anni precedenti. Inoltre, la carestia si focalizzo soprattutto nella provincia del Connacht con una scia piuttosto contenuta cui si sommarono una serie di penurie di cibo e di cattivi raccolti che colpirono l’isola tra gli anni 1870 e i primi anni 1890. Ad ogni modo, seppur di minore impatto – e con un numero di morti contenuto – coloro che avevano vissuto da bambini l’esperienza della Grande Carestia (1845 – 1849) decisero comunque di abbandonare le zone rurali più investite dalla malattia per spostarsi nei grandi centri cittadini. Spostamenti che la storia successivamente giudicò temporanei, considerando gli ottimi raccolti a partire dagli anni 1880. Il breve periodo della carestia del 1879 fu l’anticamera della Guerra fondiaria irlandese tra la fine degli anni 1870 e gli inizi degli anni 1880.
The Great Famine
Oggi sono le statue a raccontare la Grande Carestia, scolpite e sparse in diverse città irlandesi. La cultura in tal senso si mosse facendo ben oltre. In ricordo di quella tragedia furono scritte canzoni come The Fields of Athenry di Pete St John. A Dublino il ricordo della carestia ci sono statue a St Stephen’s Green al nuovo Financial Center. Nel resto d’Irlanda potrete trovare questi simboli nel villaggio di Murrisk, nella Contea di Mayo.