World War II
La neutralità irlandese nella Seconda Guerra Mondiale è maturata da una decisione di politica interna. Il timore fu quello che una linea apertamente filo britannica avrebbe riacceso la guerra civile. Inoltre, il contributo dell’Irlanda del Sud sarebbe stato minimo ed essendo un piccolo territorio rinunciò a prendere posizione affermando il proprio diritto a rimanere fuori dalla guerra. L’appoggio del popolo in questo fece la differenza, nonostante l’impopolarità che comportò agli occhi di Gran Bretagna e Stati Uniti. Più volte il governo del Sud, dopo l’esito della Seconda Guerra Mondiale fu tirato per la giacca con l’accusa di essere filo-britannico o filo-tedesco. Solo più avanti la neutralità irlandese fu collocata nel giusto senso. Ovvero “eravamo neutrali, ma neutrali da parte degli alleati”. L’intenzione era far capire che comunque il Paese era schierato nonostante non partecipasse all’azione. In questo senso, alla luce del ventesimo secolo, l’Irlanda fece una scelta progressista che ben si colloca nella democrazia attuale. Eppure restano dei dubbi sul ruolo segreto e sulla “falsa neutralità dell’Irlanda durante la Seconda Guerra Mondiale”. Il libro di T. Ryle Dwyer muove in questo senso. Gli irlandesi – recita l’accusa – avrebbe cooperato con gli inglesi e successivamente con gli statunitensi nella guerra contro le potenze dell’Asse (Germania, l’Italia e Giappone). Anche in Francia, dopo la caduta del 1940, in tanti videro nell’Irlanda un modello di corporativismo cattolico. Fu il petainista Georges Pelerson, all’epoca sostenitore di Philippe Pétain, fresco dell’insegnamento al Trinity College, a far comprendere quanto fosse lontano il governo di Valera dall’insegnamento cattolico. Ideologicamente, l’Irlanda del Sud avrebbe potuto trattare con la Germania di Hitler, però di fatto scelse la Gran Bretagna. Il ministro britannico in Irlanda, John Maffey, in alcune lettere del 1941, descriveva alcuni rapporti segreti dell’intelligence e sui vari spostamenti dei sottomarini nel Lough Foyle. Eppure apertamente il governo del Sud rifiutava la concessione sull’uso delle basi navali meridionali nella guerra nell’Atlantico. Persino Frank Aiken tentò una mediazione negli Stati Uniti senza successo. Roosevelt lo ignorò.