Book Kells

La realizzazione del prezioso manoscritto datato 800 dc, conosciuto con il nome gaelico di Leabhar Cheanannais, conduce sull’isola di Iona al largo della costa della Scozia. Tre artisti e quattro scribi avrebbero operato indisturbati fino all’attacco dei vichinghi, dopodiché i monaci sopravvissuti si sarebbero trasferiti nel monastero di Kells, nella Contea di Meath. Celebre in Irlanda e nel resto del mondo, il Book of Kells è un codice miniato medioevale contenente i Quattro Vangeli in latino. Le numerosi illustrazioni, le note introduttive ed esplicative, mettono in risalto bellezza e tecnica di realizzazione. Il capolavoro è certamente una delle più importanti attrazioni di Dublino, custodito, protetto e in mostra permanente, nella Old Library del Trinity College.

Il libro di kells

Il Book of Kells contiene la traduzione in latino dei Quattro Vangeli e segue essenzialmente il testo della Vulgata che San Girolamo completò nel 384 dC, mescolati con letture della precedente traduzione in latino antico. I testi evangelici sono preceduti dalle “tavole canoniche, ovvero concordanze di brani evangelici comuni a due o più evangelisti; ci sono die riassunti delle narrazioni evangeliche (Breves causae); e prefazioni che caratterizzano gli evangelisti (Argumenta).

Studi dimostrerebbero come gli scribi scrivessero più a memoria che copiando dall’esemplare a loro disposizione. In particolare, le pagine decorate del Book of Kells sarebbero opera di tre artisti. Uno di loro è ben identificabile sulla pagina di Chi Rho e riconosciuto per la finezza e la delicatezza degli ornamenti tanto da essere paragonato a un orafo. Quattro importanti scribi avrebbero copiato il testo con caratteristiche e tratti stilistici diversi mentre lavoravano in uno stile scriptorium. Uno, per esempio, era responsabile solo del testo, ed aveva l’abitudine di lasciare la decorazione delle lettere all’inizio dei versi a un artista; mentre un altro scriba tendeva a usare colori vivaci – rosso, viola, giallo.

Capitoli illustri

Il libro di kells

Oltre ai quattro Vangeli, il Book of Kells conserva, tra l’altro, delle letture uniche e riconosciute come patrimonio nazionale. A cominciare dagli scritti di San Columba di Iona. A colpire sono anche le note stilistiche, dense di tradizioni e stili iconografici antecedenti. Fate caso alla forma delle lettere decorate nelle pagine incipitarie dei Vangeli.

  • Il Cathach di san Columba
  • L’Orosio Ambrosiano
  • Libro di Durrow
  • I Vangeli di Durham
  • Vangeli di Echternach
  • I Vangeli di Lindisfarne
  • Vangeli di Lichfield
  • L’Evangeliario di San Gallo
  • Libro di Armagh

I pigmenti

Gli artisti del Book of Kells hanno impiegato una gamma di pigmenti, tra cui il blu a base di indaco o guado, originari dell’Europa settentrionale. Secondo gli studi sono state utilizzate delle tecniche che prevedevano di aggiungere fino a tre pigmenti da apporre su uno strato di base. Ricercatori nella Biblioteca del Trinity College di Dublino hanno indicato che il blu di lapislazzuli, una delle pietre preziose conosciute sin dall’età antica, probabilmente non era usato nel manoscritto come si pensava in precedenza. L’orpimento (solfuro di arsenico giallo) è stato utilizzato nel Book of Kells per produrre un pigmento giallo vibrante. Il rosso proveniva dal piombo rosso o da fonti organiche attualmente difficili da identificare. Un verde rame, reagendo con l’umidità, è stato responsabile della perforazione della pergamena su diversi fogli del manoscritto.

Calligrafia

Si dice che il Book of Kells sia un manoscritto prodotto tra la fine del VI secolo e l’inizio del IX secolo, nei monasteri irlandesi, scozzesi e dell’Inghilterra settentrionale. Nessuno conosce la data precisa della sua realizzazione. Secondo alcuni, il manoscritto sarebbe stato redatto all’epoca da San Columba di Iona, forse da lui in persona, anche se tesi successive, supportate da studi paleografici, hanno più volte smentito l’ipotesi.

Lo stile calligrafico, infatti, corrisponderebbe a un periodo successivo alla morte del monaco irlandese. L’unica affermazione che mette tutti d’accordo, e parrebbe non ci sia alcun dubbio, è che il libro sia stato redatto da monaci appartenenti a una delle comunità di San Columba.

L’origine geografica del Book of Kells non è facilmente attribuibile. Iniziato in Scozia sarebbe stato trasferito nel monastero di Kells. Una scelta che spiegherebbe per quale motivo il volume non sia mai stato ultimato. Altre ipotesi sostengono come il manoscritto e le sue miniature siano state realizzate interamente a Iona e chi addirittura cita altre località dell’Inghilterra.

Storia, teorie e supposizioni

Il Book of Kells compare raramente nella documentazione storica. Gli Annali dell’Ulster, ossia una cronaca medievale, lo descrivono come un “tesoro del mondo occidentale”, tra l’altro, rubato nel 1006 per il suo santuario ornamentale. Rimase a Kells per tutto il Medioevo, venerato come il grande libro evangelico di San Colum Cille. Nel 1090, è stato riferito dagli Annali di Tigernach, che le reliquie di Columba di Iona furono portate a Kells dal Donegal. A seguito della ribellione del 1641, la chiesa locale era in rovina e intorno al 1653 il Book of Kells fu inviato a Dublino dal governatore, Charles Lambert, conte di Cavan, per salvaguardarlo. Pochi anni dopo raggiunse il Trinity College, l’unico collegio costituente dell’Università di Dublino. In mostra nella Old Library del Trinity College dalla metà del XIX secolo, ora attira oltre 500 mila visitatori all’anno. Dal 1953 è rilegato in quattro volumi.

Il restauro del Book of Kells

Il restauro del Book of Kells è avvenuto quattro volte dalla sua creazione. Il primissimo intervento è datato 1742 ed è stato eseguito da John Exshaw. Il successivo ebbe luogo nel 1821 con conseguenze disastrose: alcune pagine furono tagliate e, di conseguenza, molte delle miniature e parte del testo sono state distrutte. Un ulteriore riassetto del celebre Book risale al 1895 e, infine, la divisione imposta da Powell negli anni ’50 è ciò che resta tuttora: ossia un manoscritto di quattro volumi separati.

Come mai il Book of Kells è divenuto celebre?

La celebrità del manoscritto Book of Kells è dovuta alle sontuose decorazioni astratte e immagini di ornamenti vegetali, animali e umani che servivano a veicolare il messaggio di Gesù. Ad attrarre la vostra attenzione saranno soprattutto delle intere pagine interne che richiamano tavole canoniche e simboli. Ne sono un esempio gli evangelisti identificati con Matteo (l’Uomo), Marco (il Leone), Luca (il Vitello) e Giovanni (L’Aquila). La pagina di Chi Rho (foglio 34r), ovvero il monogramma di Cristo, che introduce il racconto di Matteo sulla natività, è la pagina più famosa nell’arte medievale. Ci sono ritratti di Matteo e Giovanni, ma nessun ritratto di Marco o Luca. Si presume che col passare del tempo almeno 30 fogli siano stati perduti per sempre.

Riferimenti contemporanei al manoscritto. Secondo lo scrittore italiano Umberto Eco, il Book of Kells avrebbe influenzato James Joyce. Fidelizzando con la sua chiave di lettura si scopre come il manoscritto miniato costituirebbe il punto di partenza di Finnegans Wake, il romanzo scritto dal celebre drammaturgo nel 1939. Altro lavoro ispirato alle tante miniature è il lungometraggio del 2009 “The Secret of Kells”, vincitore di numerosi premi internazionali nonché candidato all’Oscar 2010 come miglior film d’animazione. Nella letteratura contemporanea troviamo “The Book of Kells” di RA Macavoy.

Orari e visite guidate

Book of Kells

La mostra permanente è aperta 7 giorni su 7, con tempi di visita stimati in 40 minuti. Raggiungibile a piedi in soli cinque minuti, il Book of Kells si trova presso la Old Library del Trinity College a College Green, cinque minuti a piedi dal centro di Dublino. Per la conservazione del manoscritto, dei quattro volumi, uno per ciascuno dei Vangeli, soltanto due sono consultabili e sono custoditi presso una teca climatizzata specializzata.

Orari:

  • Lunedì 9.30 – 17.00.
  • Martedì 9.30 – 17.00.
  • Mercoledì 9.30 – 17.00.
  • Giovedì 9.30 – 17.00.
  • Venerdì 9.30 – 17.00.
  • Sabato. 9.30 – 17.00.
  • Domenica. 12.00 – 16.30.

Biglietti: