Sinead O’ConnorWikipedia

Sinead O’Connor è stata un personaggio controverso, capace di dividere l’opinione pubblica il giorno e ricompattarla di notte. Un’infanzia difficile e un debutto su 33 giri consacrano Sinead O’Connor: celebre la sua indimenticabile “Nothing Compares 2 U”. Alcolizzata e depressa, sempre alla ricerca del partner ideale, ha collezionato quattro matrimoni. Convertita all’Islam nel 2018 ha cambiato il suo nome in Shuhada’ Davitt. Poi la morte prematura a soli 56 anni. Sarebbe deceduta per cause naturali, nella sua casa di Londra, e non ci sono sospetti sul caso. Si attendono i risultati dell’autopsia.

Morto il figlio di 17 anni

8 gennaio 2022

Shane, figlio della cantante e Donal Lunny, è morto a soli 17 anni. La triste scoperta della madre è avvenuta dopo due giorni di ricerche. Fu Sinead O’Connor a dare l’annuncio shock: “Ha deciso di porre fine alla sua lotta e ora è con Dio, nessuno segua il suo esempio”, scrisse su Twitter chiamandolo “Nevi’im Nesta Ali Shane O’Connor” ovvero “la vera luce della mia vita”. Il teenager era stato visto l’ultima volta a Tallaght, a sud di Dublino, poi il corpo venne ritrovato a Bray, in una località costiera nei pressi di Wicklow.

Con la scomparsa di Shane, Sinead O’Connor era affranta e aveva minacciato più volte di intentare una causa all’ospedale di Tallaght. Shane era, infatti, sotto controllo dell’ente ospedaliero per tendenze suicide e già in passato aveva provato a togliersi la vita.

La morte suicida di Shane è stato un duro colpo per Sinead O’Connor, che ha continuato a vivere con alti e bassi che spesso l’hanno costretta a ricoveri. La cantante ha più volte ammesso di sentirsi “persa” e di nutrire “odio” contro se stessa. Affermazioni che, tra l’altro, sconfessò: “Mi dispiace. Non avrei dovuto dirlo”. Ma nelle sue follie scrisse frasi esplicite che manifestavano il disagio di continuare a vivere senza il figlio.

Sinead O’Connor, una vita da ribelle

Sinead O’Connor

Sinead O’Connor nasce nel 1966 a Dublino e vive un’infanzia difficile: a 9 anni i genitori si separano e lei viene affidata alla madre. Presto vengono alla luce abusi di costei (alcolizzata e depressa) sui quattro figli. Il padre la prende in custodia e la affida a diversi collegi cattolici. Espulsa dalla scuola che frequentava, la ragazza viene anche arrestata per furto e rinchiusa in un riformatorio.

La musica sembra il suo rifugio e, per sua fortuna, Sinead O’Connor è notata da Paul Byrne: inizia una fase nuova della sua vita fatta di collaborazioni con diverse band irlandesi. L’artista studia il piano e lavora sulla voce al Dublin College of Music. Nel frattempo riesce a entrare in contatto con il manager Fachtna O’Ceallaigh, amico degli U2 e boss dell’etichetta Mother. L’amicizia le frutta la partecipazione alla colonna sonora del film “The Captive” curata da Dave Evans degli U2.

Il debutto di Sinead O’Connor su 33 giri avviene nel 1987. E un’altra tragedia si abbatte sulla sua vita: la madre muore in un’incidente d’auto nel 1985.

Il pezzo “The Lion And The Cobra” (1987), con chiari rimandi al Salmo 91 della Bibbia, è un esordio di successo che porta il nome dell’artista dublinese alla ribalta nella scena mondiale. Sinead O’Connor ha 20 anni, un look sfrontato e una voce da brividi. Capace di improvvise escursioni di registro, di acrobazie e di acuti gutturali mai sentiti prima, la rock star mostra le sue canzoni veementi, tenere e pure. E il suo stesso canto vibrante riesce a commuovere per intensità e pathos.

Forte del successo (soprattutto di critica) ottenuto, Sinead O’Connor sbalordisce tutti con “I Do Not Want What I Haven’t Got”, che esce nel 1990. Si tratta di un vecchio brano di Prince, che la cantante irlandese riesce a stravolgere, immergendolo in un’atmosfera di romanticismo e di malinconia: “Nothing Compares 2 U” diventerà uno dei più grandi hit del decennio e il suo più grande successo.

I comportamenti isterici di Sinead O’Connor

Sinead O’Connor manifesta comportamenti isterici e provocatori, arrivando addirittura a stracciare in diretta una foto di Papa Giovanni Paolo II per protesta contro la politica repressiva attuata dalla Chiesa cattolica nel suo paese. Scandalo e riprovazione internazionale si abbattono sulla rock woman, che viene in breve tempo etichettata come un’eretica o, nel migliore dei casi, una squilibrata. La conversione all’Islam avviene molti anni dopo.

Sinead O’Connor è ormai una star come dimostra in “Am I Not Your Girl” (1992), una raccolta di cover di classici tratti dal repertorio di grandi stelle della musica. Stroncata dalla critica e in preda a una cupa depressione, la cantante trova aiuto e conforto in Peter Gabriel che la vuole con sé nel cast del Womad Tour. Nel frattempo esce una raccolta di cover tradizionali, che sancisce per un attimo la sua riconciliazione con la “Grande Madre Irlanda”.

La conversione all‘Islam di Sinéad O’Connor

Shuhada-Magda-Davitt, Sinéad O'Connor

Sinéad O’Connor annuncia sui social la sua conversione al Corano, scegliendo il nome di Shuhada. Un messaggio pubblico nel quale ha ringraziato “i fratelli e le sorelle musulmani” per averla accolta nella Umma, la comunità che unisce i musulmani del mondo. Sempre attraverso il social la cantante ha intonato l’azan, ovverosia il richiamo alla preghiera.

Già nel 1992, Sinéad O’Connor decise di cambiare nome e di farsi chiamare Magda Davitt. Successivamente strappò la foto di Papa Giovanni Paolo II durante una puntata del Saturday Night Live, per richiamare l’attenzione sulle accuse di abusi sessuali portati avanti dalla Chiesa irlandese.

Ma le sue esternazioni negli anni sono apparse contraddittorie e problematiche. La depressione e disturbi mentali anche minato anche la sua religiosità. Sinéad O’Connor è passata da sacerdote degli ortodossi, a sacerdote degli apostolici, poi il cambio radicale in Shuhada.

I temi culturali si trasformano in musica

Sinead O’Connor affronta il tema della maternità e il rapporto di oppressione durante il suo lavoro in studio “Universal Mother” (1994). Spicca una “preghiera dall’Irlanda”, una confessione a cuore aperto in cui l’artista parla dei suoi demoni e dei suoi psicodrammi familiari, individuali, sociali e politici. Nell’album Gospel Oak EP (1997) emerge il suo rapporto di odio amore con la madre Marie.

Sinead O’Connor litiga più o meno con tutti i soggetti del panorama musicale internazionale, compresi gli U2, che ha accusato di “gestire in modo mafioso la scena dublinese”. Vivere “contro” è sempre stata la sua filosofia.

Faith And Courage” arriva nel 2000: in questo album Sinead O’Connor parla delle sua tendenze sessuali che nascono dal bisogno di tranquillità. Il suo canto si è trasforma in sussurro, ma è sempre in grado di innestare emozione. “Sean-Nos Nu” è disco pubblicato nel 2002 che la vede impegnata nell’interpretazione di alcuni canti tradizionali irlandesi.

Con il pazzesco titolo di “She Who Dwells In the Secret Place Of The Most High Shall Abide Under The Shadow Of The Almighty”, Sinead O’Connor torna a far parlare di sé nel 2003, raccogliendo cover molto eterogenee. Si tratta di collaborazioni con altri artisti eccellenti e riedizioni live di alcuni cavalli di battaglia. Da allora è sceso il silenzio fino al 2005 quando arriva inaspettato “Throw down your arms”. Il lavoro si compone di due cd con dodici identiche tracce, il primo nelle loro versioni originali e il secondo con la versione dub. Sembra l’album della pace ritrovata in cui l’artista, finalmente serena, sorride al caldo sole di Jamaica. Ma gli eventi successivi fanno emergere, di nuovo, la sua fragilità.

Sinead O’Connor dal vivo

Il video performance LIVE.

Discografia

  • 1987 – The Lion and the Cobra
  • 1990 – I Do Not Want What I Haven’t Got
  • 1992 – Am I Not Your Girl?
  • 1994 – Universal Mother
  • 1997 – Gospel Oak (EP)
  • 1997 – So Far…The Best Of Sinéad O’Connor
  • 2000 – Faith and Courage
  • 2002 – Sean-Nós Nua
  • 2003 – She Who Dwells in the Secret Place of the Most High Shall Abide Under the Shadow of the Almighty
  • 2005 – Collaborations
  • 2005 – Throw Down Your Arms
  • 2007 – Theology
  • 2012 – How About I Be Me And You Be You
  • 2014 – I’m Not Bossy, I’m the Boss

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