La Confessio è il testo più importante nella conversione di Patricius, l’adolescente benestante rapito da pirati irlandesi che ne fecero loro schiavo. Lo scritto è uno dei capolavori insieme al Book of Kells, che esalta i simboli cristiani prendendo spunto da quelli pagani e dalla feste a essi collegati come la storia di Halloween.
Il testo integrale della Confessio
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Io Patrizio, peccatore, povero ignorante, l’ultimo fra tutti i fedeli, spregevolissimo per molti, ebbi per padre il diacono Calpornio, figlio del presbitero Potito, che era della borgata di Bannaventa di Bernia: aveva infatti nei paraggi una casa di campagna, dove io fui catturato. Avevo allora quasi sedici anni. Non conoscevo il vero Dio e fui portato in Irlanda in prigionia insieme a tante migliaia di persone, come ci eravamo meritati, perché «ci allontanammo da Dio» [Is 59, 13] e «non custodimmo i suoi precetti» [Gen 26, 5] e non obbedimmo ai nostri vescovi, che ci ammonivano per la nostra salvezza: e il Signore «fece cadere su di noi la sua ira ardente» [cf. Is 42, 25] «e ci disperse tra genti» [cf. Ier 9, 16] numerose, anche «fino all’estremità della terra» [Act 13, 47], dove ora io sono come sperduto fra stranieri.
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E lì «il Signore aprì l’intelligenza del mio cuore incredulo» [Lc 24, 45; Ier 4, 19; Hebr 3, 12], sì che almeno tardivamente io potessi rammentare le mie colpe e «mi convertissi con tutto cuore al Signore mio Dio» [cf. Ioel 2, 12-13], che «ha volto lo sguardo alla mia bassezza» [Lc 1, 48], e ha avuto misericordia della mia giovanile ignoranza, e mi ha custodito prima che io lo conoscessi e prima che io avessi la saggezza e la capacità di distinguere tra bene e male, e mi ha fortificato e mi ha consolato come un padre consola il figlio.
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E quindi non posso tacere — «e neppure conviene» [2 Cor 12, 1] — tanti benefici e tanta grazia che il Signore si è degnato di concedermi, nella terra della mia prigionia» [Tob 13, 7] ; perché questo è ciò che possiamo rendergli in contraccambio: dopo la correzione e il riconoscimento di Dio, «esaltare e confessare le sue meraviglie» [cf. Is 25, 1/Ps 88, 6] davanti a «ogni nazione che è sotto ogni cielo» [Act 2, 5; cf. Dan 9, 12] .
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Perché non v’è altro Dio, né ci fu mai in passato né ci sarà in futuro, al di fuori di Dio Padre ingenerato, senza principio, dal quale è ogni principio, signore di tutto, come affermiamo; e del suo figlio Gesù Cristo, che dichiariamo sempre esistito con il Padre, generato prima dell’origine del mondo spiritualmente presso il Padre in modo ineffabile, prima di ogni principio: per mezzo di lui sono state fatte «le cose visibili e invisibili» [Col 1, 16], si è fatto uomo e dopo aver vinto la morte e stato accolto nei cieli presso il Padre, «e gli fu dato ogni potere su ogni nome, in cielo e in terra e sotto terra, e ogni lingua renda a lui testimonianza che Signore e Dio è Gesù Cristo » [Phil 2, 9-11/Mt 28, 18; Eph 1, 21/Io 20, 28], nel quale crediamo e aspettiamo la sua venuta che avverrà presto; «giudice dei vivi e dei morti» [Act 10, 42], «egli renderà a ciascuno secondo le sue azioni» [Rom 2,6] . «Ed ha effuso in voi abbondantemente lo Spirito Santo» [Tit 3, 5-6], «dono» [Act 2, 38] e «pegno» [Eph 1, 14] di immortalità, che rende «figli di Dio » [Rom 8, 16] e «coeredi di Cristo» [Rom 8, 17] coloro che credono e gli obbediscono. Questo è il Dio che confessiamo e adoriamo unico nella trinità del suo santo nome.
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Egli infatti ha detto per bocca del profeta: «Invocami nel giorno della tua tribolazione e ti libererò e mi magnificherai» [Ps 49, 15] ; e in un altro passo: «Manifestare e confessare le opere di Dio è motivo di onore» [Tob 12, 7] .
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Tuttavia, anche se in molte cose sono imperfetto, desidero, per i miei fratelli e i miei parenti, che sappiano di che pasta son fatto, perché possano cogliere il desiderio della mia anima.
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Non ignoro «la testimonianza del mio Signore » [cf. 2 Tim 1, 8], che nel salmo attesta: «Distruggerai chi proferisce menzogna» [Ps 5, 7], e ancora,: «La bocca che mente uccide l’anima» [Sap 1, 11] ; e il medesimo Signore nel Vangelo dice: «Di ogni parola inutile che avranno detta, gli uomini ne renderanno conto nel giorno del giudizio» [Mt 12, 36] .
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Per cui fortemente avrei avuto da temere, «con timore e tremore» [Phil 2, 12 e Eph 6, 5], questa sentenza in quel giorno tremendo in cui nessuno si potrà sottrarre o nascondere, ma proprio tutti «dovremo render conto» [cf. Rom 14, 12] di ogni peccato anche minimo «davanti al tribunale di Cristo Signore» [Rom 14, 10/2 Cor 5, 10] .
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Perciò una volta pensai di scrivere, ma finora ho esitato: temevo infatti di essere criticato dalle malelingue, perché non ho studiato come gli altri, che hanno attinto ben bene e in pari misura sia all’istruzione giuridica sia a quella biblica e dall’infanzia in poi non hanno mai mutato la loro espressione linguistica, ma anzi hanno sempre portato incremento alla sua perfezione. Sì, perché io invece ho dovuto trasferire la nostra parlata in una lingua straniera e così si può facilmente sentire, masticando un po’ il mio scritto, che razza di istruzione e preparazione linguistica ho io, perché — sta scritto — «il sapiente si riconoscerà dalla sua lingua, e così ogni saggezza, scienza e dottrina vera» [Sir 4,29] .
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Ma a che giova scusarmi per fedeltà alla verità, se poi questa scusa è accompagnata da presunzione, nel senso che ora proprio io ricerco nella mia vecchiaia quello che in gioventù non mi sono procurato? perché i miei peccati mi hanno impedito di consolidare ciò che prima non avevo ben studiato. Ma chi mi crede, anche se ripeto ciò che ho già detto prima? Giovinetto, anzi quasi bambino del tutto, fui catturato prima di sapere cosa ricercare o cosa avrei dovuto evitare. Per cui dunque oggi arrossisco e ho una gran paura di mettere a nudo la mia inesperienza, perché a causa della mia stringatezza non sono in grado di spiegare a parole, di fronte a persone istruite nell’eloquenza, come in realtà il mio spirito e la mia mente spasmodicamente desiderano e come poi la mia capacità riesce a far percepire le emozioni.
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Ma se mi fosse stato dato come agli altri, certo che non tacerei, «per rendimento di grazie» [Ps 118, 112], anche se forse a certuni sembra che io mi metta in mostra con la mia ignoranza e la mia lingua tanto inceppata» [Ex 4, 10] ; ma in realtà sta scritto anche: «Le lingue balbuzienti impareranno rapidamente a parlare di pace» [Is 32, 4 VL] . Quanto più dobbiamo aspirarvi noi, che siamo — sta scritto — «epistola di Cristo destinata a portare la salvezza fino all’estremità della terra» [2 Cor 3, 2-3; Act 13, 47], anche se non eloquente tuttavia indelebilmente e solidamente «incisa nei vostri cuori, non con inchiostro ma con lo spirito del Dio vivente» [2 Cor 3, 2-3] . E ancora lo Spirito attesta che «anche la rusticheria è stata creata dall’Altissimo» [Sir 7, 16] .
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Per cui io, in, prima fila fra i rustici, profugo e ignorante per di più, «che non so vedere più in là del mio naso» [Eccl 4, 13], so però con assoluta certezza che, davvero, «prima di essere umiliato » [Ps 118, 67] io ero «come una pietra» [Ex 15, 5] che giace nel fango profondo: e venne «colui che è potente» [Lc 1, 49] e nella sua misericordia mi sollevò, sì proprio mi tirò su e mi collocò alla sommità della parete; e di là avrei dovuto con forza lanciare mio grido, per rendere anche qualcosa al Signore in cambio dei tanti suoi benefici, qui e per l’eternità, benefici che la mente umana non può valutare.
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E quindi stupite dunque, «grandi e piccoli che temete Dio» [Ap 19, 5] e voi retori che non conoscete il Signore «udite» [Act 13, 16] dunque e «fate attenzione» [Io 5, 39] . Chi ha suscitato uno stolto come me di mezzo a persone che hanno l’aria di essere sapienti e dottori della legge e «potenti in parole» [Lc 24, 19] e in ogni cosa, e proprio me, l’uomo più spregevole di questo mondo, ha ispirato a preferenza di tutti gli altri, se fossi stato in grado — e purché lo fossi — di giovare «con timore e tremore» [Hebr 12, 28] e «senza suscitare critiche» [Phil 2, 15], con fedeltà, alla nazione in cui «l’amore di Cristo» [2 Cor 5, 14] mi ha trapiantato, e mi ha donato nel corso della mia vita, se ne sarò degno, di servirli infine con umiltà e verità.
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Pertanto nella «dimensione della fede» [cf. Rom 12, 3] nella Trinità occorre insegnare, «senza lasciarsi sgomentare» [cf. Phil 2, 15] dal pericolo far conoscere «il dono di Dio» [Io 4, 10 e Act 8, 20] e «la consolazione eterna» [2 Thess 2, 16], senza timore, con fiducia, diffondere ovunque il nome di Dio, sì da lasciare anche dopo la mia morte delle eredità ai miei fratelli e figli che «nel Signore ho battezzato» [cf. Rom 6, 3 e Gal 3, 27], tante migliaia di persone!
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E non ero degno né in condizioni adatte perché il Signore concedesse questo al suo povero servitore, che dopo tante sventure e difficoltà, dopo la prigionia, dopo tanti anni mi donasse una grazia così grande per aiutare quella nazione: una cosa che io nei tempi lontani della mia giovinezza mai avrei potuto sperare o immaginare.
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Ma dopo che ero capitato in Irlanda — e allora ogni giorno pascolavo il gregge e pregavo spesso durante il giorno — sempre più cresceva l’amore di Dio e il suo timore e aumentava la fede e il mio spirito era portato a fare fino a cento preghiere in un giorno, e di notte pressappoco lo stesso, sì da pernottare addirittura nei boschi, sulla montagna, e mi svegliavo prima dell’alba per pregare, con la neve il gelo la pioggia, e non mi accorgevo di alcun disagio e non c’era in me nessuna pigrizia (come invece la vedo adesso), perché allora lo Spirito in me era pieno di fervore.
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E là appunto una notte udii in sogno una voce che mi diceva: «Fai bene a digiunare, presto tornerai in patria»; e una seconda volta, dopo un po’ di tempo, udii la voce profetica che mi diceva: «Ecco, la tua nave è pronta» (e non era lì vicino, ma distava forse duecento miglia e là non ero mai stato e non ci conoscevo nessuno), e poi in seguito mi diedi alla fuga e piantai l’uomo con cui ero stato per sei anni e «andai per la potenza di Dio» [1 Cor 2, 1.5], che guidava in bene il mio cammino, e non avevo paura di nulla finché arrivai a quella nave.
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E il giorno che arrivai, la nave fu tirata fuori dalla sua darsena; parlamentai per avere il permesso di salpare con loro, ma al comandante non gli andò a genio e rispose aspramente, con stizza: «È inutile che tu cerchi di venire con noi». Sentita questa risposta mi allontanai da loro per andarmene alla baracca dove alloggiavo, e per via mi misi a pregare, e prima di terminare la preghiera udii uno di quelli gridarmi dietro a gran voce: «Vieni presto, ti chiamano!» e subito tornai da loro; e presero a dirmi: «Vieni pure, ti prendiamo sulla fiducia; fa’ con noi un patto di amicizia come vorrai»; e quel giorno dunque rifiutai di succhiar loro il petto, per il timore di Dio, ma invece sperai di ottenere da loro di venire sulla fede in Gesù Cristo (perché erano pagani!): e per questo l’ebbi vinta con loro, e subito salpammo.
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E «dopo tre giorni» [Mt 26, 61 o Lc 2, 46] toccammo terra, e per ventotto giorni viaggiammo in una landa deserta; vennero a mancar loro i viveri, e un giorno il comandante prese a dirmi: «Come la mettiamo, cristiano? tu dici che il tuo dio è grande e onnipotente: perché dunque non puoi pregare per noi? corriamo il rischio di morir di fame, perché è proprio difficile che riusciamo mai a vedere anima viva». Io allora dissi loro chiaramente: «”Convertitevi” sinceramente, “con tutto il cuore, al Signore Dio” [Ioel 2, 12-13] mio, perché nulla è impossibile a Lui, sì che oggi vi mandi del cibo sul vostro cammino finché possiate saziarvi, perché Lui ne dispone in abbondanza ovunque», e con l’aiuto di Dio così avvenne: ecco un branco di porci sulla via, davanti ai nostri occhi, e ne uccisero molti e sostarono lì due notti e si rifocillarono, e perfino i loro cani si ristorarono, perché molti di loro erano venuti meno e lungo la via erano stati abbandonati mezzi morti, e dopo di ciò resero grazie a Dio con entusiasmo e io fui glorificato ai loro occhi e da quel giorno ebbero cibo in abbondanza; trovarono anche «miele selvatico» [Mt 3, 4] e me ne «offrirono una porzione» [Lc 24, 42] e uno di loro disse: «È offerta rituale» [1 Cor 10, 28] : grazie a Dio, non l’assaggiai!
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Proprio quella stessa notte stavo dormendo quando Satana mi tentò violentemente — una cosa di cui mi ricorderò «finché sarò in questo corpo» [2 Pt 1, 13] — e cadde sopra di me come un gran macigno e nelle mie membra nulla era in grado di resistere. Ma donde mi venne, povero ignorante di spirito com’ero, di invocare Elia? E frattanto vidi in cielo sorgere il sole, e mentre gridavo «Elia, Elia!» con tutte le mie forze, ecco che lo splendore di quel sole cadde sopra di me e subito spazzò via da me ogni senso di oppressione; e credo che è da Cristo mio Signore che fui soccorso: il suo Spirito già allora implorava per me e spero che così sarà «nel giorno della mia angoscia» [Ps 49, 15], come è scritto nel Vangelo: «In quel giorno — afferma il Signore — non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro a parlare in voi» [Mt 10, 19-20] .
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Anche un’altra volta, molti anni dopo, fui di nuovo catturato. La prima notte, dunque, stetti con quella gente. Ma udii una «profezia divina» [Rom 11, 4] che mi diceva: «Per due mesi starai con loro». E così avvenne: la sessantesima notte «il Signore mi liberò dalle loro mani» [cf. Gen 37, 21] .
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Inoltre, nel viaggio, ci provvide di cibo e fuoco e tempo buono, ogni giorno, finché nel decimo giorno raggiungemmo un luogo abitato. Come ho detto sopra, per ventotto giorni viaggiammo in una landa deserta, e la notte che giungemmo in un luogo abitato eravamo rimasti completamente senza cibo.
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E di nuovo, pochi anni dopo, ero in Britannia con i miei parenti, che mi avevano accolto da figlio e a cuore aperto mi avevano pregato di non allontanarmi mai più da loro, almeno ora, dopo tutte le tribolazioni che avevo subito; eppure là «vidi in una visione notturna» [cf. Dan 7, 13] un uomo che sembrava venire dall’Irlanda, di nome Vittorico, con moltissime lettere, e me ne diede una; lessi l’inizio della lettera, dove era scritto «Grido degli Irlandesi», e mentre leggevo ad alta voce l’inizio della lettera mi sembrava di sentire, nello stesso momento, la voce di quelli che erano presso la foresta di Vocluto che e vicino al mare occidentale, e così gridavano «come ad una sola voce» [Dan 3, 51] : «Ti preghiamo giovane cristiano, vieni a vivere ancora fra di noi»; e «me ne sentii trafiggere» fortemente il cuore» [cf. Act 2, 37], e non riuscii a continuare a leggere, e così mi svegliai. Grazie a Dio, dopo molti e molti anni il Signore concesse loro quello che avevano chiesto.
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E un’altra notte — se in me o vicino a me «non lo so, Dio lo sa» [2 Cor 12, 2.3] — con parole piene di sapienza, che io udii ma non riuscii a comprendere … solo che alla fine del discorso disse così: «”Chi ha dato la sua vita per te” [cf. 1 Io 3, 16], questi è colui che parla in te», e così mi svegliai tutto pieno di gioia.
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E un’altra volta lo vidi pregare in me, ed ero come dentro il mio corpo» [2 Cor 12, 2.3] e udii al di sopra di me — cioè al di sopra dell’«uomo interiore [cf. Eph 3, 16 ecc.] — che egli pregava lì con gemiti, forte, e intanto io ero stupefatto e meravigliato e pensavo chi potesse essere colui che pregava in me, ma alla fine della sua preghiera egli disse così, che era lo Spirito, e così mi svegliai e mi ricordai dell’Apostolo che dice: «Lo Spirito aiuta le deficienze della nostra preghiera: infatti non sappiamo cosa dobbiamo chiedere come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti che non si possono esprimere a parole» [Rom 8, 26] ; e ancora: «Il Signore, nostro avvocato, intercede per noi» [Rom 8, 26/1 Io 2, 1] .
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E quando fui messo alla prova da alcuni miei superiori, che vennero, loro e i miei peccati, per opporsi al mio travagliato episcopato, certo quel giorno violentemente «mi si diede una spinta per farmi cadere» [Ps 117, 13] in questa vita e nell’altra; ma il Signore risparmiò l’immigrato pellegrino «per amore del suo nome» [Ps 22, 3 o 105, 8] con bontà, e molto mi aiutò in questa umiliante vicenda. Fino a che punto non finii malamente nell’infamia e «nel disonore» [1 Tim 3, 7] ! Prego Dio che «non sia imputato loro come peccato» [cf. 2 Tim 4, 16 o Deut 24, 15] .
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Dopo trent’anni «trovarono un pretesto contro di me» [cf. Dan 6, 5], una confessione che avevo fatto prima di diventare diacono. Preso dall’ansia, oppresso dalla tristezza, dissi a un mio carissimo amico quello che un giorno, anzi in un momento particolare, avevo fatto da ragazzo, perché non avevo ancora un carattere robusto. «Non lo so, Dio lo sa» [2 Cor 12, 2.3], se avevo allora quindici anni, e non credevo al Dio vivente, e così era fin dalla mia infanzia, ma rimasi nella morte dell’incredulità per tutto il tempo in cui fui castigato e «secondo verità fui umiliato» [Ps 118, 75] «con la fame e la nudità» [cf. 2 Cor 11, 27], e così ogni giorno.
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Ma non era una mia iniziativa l’andata in Irlanda, per tutto il tempo nel quale rischiavo di perdermi, ma questo anzi fu un bene per me, che da quel momento fui corretto dal Signore, e Lui mi rese adatto ad essere ciò che un tempo era qualcosa di tanto lontano da me, sì che io potessi adoperarmi, darmi da fare per la salvezza degli altri, quando invece allora non mi davo pensiero neanche di me stesso.
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Ordunque in quel giorno, in cui fui scartato dalle persone sopra menzionate, quella notte «vidi in visione notturna» [Dan 7, 13], c’era uno scritto davanti a me come uno schiaffo in piena faccia, «infamante» [Mc 6, 4 o Mt 13, 57], e intanto udii «una voce divina» [Rom 11, 4] che mi diceva: «Disgraziatamente abbiamo visto la faccia del prescelto denunciato, con il suo nome pubblicamente messo alla berlina»; e non affermò: «Disgraziatamente hai visto», ma «Disgraziatamente abbiamo visto», quasi associandosi Lui stesso, come disse: «Chi tocca voi, è come chi toccasse la pupilla del mio occhio» [Zach 2, 8] .
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Perciò «rendo grazie a colui che mi ha dato forza» [1 Tim 1, 12] in tutto, sì da non impedirmi la partenza che avevo deciso e anche la mia opera; su cui ero stato istruito da Cristo mio Signore; ma anzi da quel momento «sentii in me una forza» [Lc 8, 46/Mc 5, 30] non lieve, e la mia fede fu provata davanti a Dio e agli uomini.
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E quindi «lo proclamo con audacia» (cf. Act 2, 29), la mia coscienza non mi rimprovera né per adesso né per il futuro: ho «Dio a testimone [cf. 2 Cor 1, 23] «che non ho mentito» [cf. Gal 1, 20] nelle parole che vi ho detto.
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Ma piuttosto ho pena per il mio amico carissimo, perché abbiamo dovuto meritare di udire una cosa simile, una tale sentenza! A chi ho io affidato perfino l’anima! E ho saputo da alcuni fratelli, prima di quella difesa (una cosa cui io non partecipai, non ero in Britannia, e non ne prendevo io l’iniziativa) che proprio lui «in mia assenza» [Phil 2, 12] insisteva in mio favore; anzi a me lui personalmente, a voce, aveva detto: «Ecco, sei tu che sei adatto alla carica di vescovo», cosa di cui non ero degno. Ma come gli è venuto in mente, poi, di diffamarmi davanti a tutti, buoni e cattivi, e diffamarmi pubblicamente, proprio riguardo a ciò per cui prima era stato di sua iniziativa e di buon grado indulgente … ma soprattutto lo è stato il Signore, «che è più grande di tutti» [Io 10, 29] !
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Basta così. Ma tuttavia non devo nascondere «il dono di Dio» [Io 4, 10 o Act 8, 20] che ci elargì «nella terra della mia prigionia» [Tob 13, 7 ecc.], perché allora tenacemente lo cercai e là lo trovai e mi salvò da tutte le mie colpe (ne sono convinto) «in virtu dell’inabitazione del suo Spirito» [Rom 8, 11], che «ha operato» [1 Cor 12, 11] fino ad oggi in me. Rieccomi a parlare «con audacia» [Act 2, 29] ! Ma Dio lo sa, se me l’avesse detto una creatura umana, forse avrei taciuto per amore di Cristo.
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Perciò dunque rendo incessantemente grazie al mio Dio, che mi ha conservato fedele «nel giorno della mia prova» [Ps 94, 9], così che oggi con fiducia posso osare di offrirgli in sacrificio come «ostia viva» [Rom 12, 1] la mia vita per Cristo mio Signore, che mi «ha salvato da tutte le mie angosce» [Ps 33, 7], e così posso dire: «Chi sono io, o Signore» [2 Reg. 7, 18], quale vocazione è la mia, se tu hai operato al mio fianco con tutta la forza della tua divinità così che oggi fra le nazioni pagane con perseveranza esaltassi e magnificassi il tuo nome dovunque fossi, e non solo nella prosperità ma anche nelle tribolazioni, sicché qualunque cosa mi capiti, sia buona sia cattiva, devo ugualmente accoglierla e ringraziare sempre Dio, che mi fece capire che in lui, del quale non si può dubitare, dovevo avere una fede illimitata, e che mi avrebbe esaudito, sì che io benché ignorante e «alla fine dei tempi» [Act 2, 17], potessi osare di affrontare quest’opera tanto pia e tanto meravigliosa, così da imitare in qualche modo coloro che in precedenza il Signore già in passato aveva predetto che avrebbero preannunziato il suo vangelo «come testimonianza per tutte le genti» [Mt 24, 14] prima della fine del mondo, e così l’abbiamo visto compiersi: ecco «siamo testimoni» [Act 2, 32 ecc.] che il vangelo è stato predicato fin dove non c’è nessuno al di là.
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Sarebbe lungo però narrare tutte nei particolari le mie vicissitudini, anche solo in parte. In breve, dirò come il clementissimo Iddio mi liberò spesso dalla schiavitù e dagli innumerevoli pericoli in cui la mia vita corse grave rischio, senza parlare delle insidie molteplici, che non saprei esprimere a parole. E non vorrei nemmeno infastidire i lettori; ma ho garante Dio — che sa «tutto» anche «prima che accada» [Dan 13, 42] — del fatto che sono un povero abbandonato, ma proprio per questo una «voce divina» [Rom 11, 4] mi dava continuamente consigli.
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«Da dove mai poteva venirmi questa sapienza» [cf. Mt 13, 54], che dentro di me non c’era, ché «non conoscevo il numero dei giorni» [cf. Ps 38, 5] e non avevo esperienza di Dio? Da dove mi venne, in seguito, il dono tanto grande, tanto salutare, di conoscere e amare Dio, ma al punto di dover lasciare patria e parenti?
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E molti doni mi venivano offerti con pianti e lacrime, e li offesi, e mi misi anche contro i desideri di alcuni miei superiori, ma per disposizione di Dio in nessun modo acconsentii e cedetti loro: non in grazia mia, ma è Dio che vince in me e «resiste» [1 Pt 5, 5 e Iac 4, 6] a tutti loro, e così io potei venire ai pagani d’Irlanda a predicare il vangelo e a soppportare dagli increduli oltraggi — «sentendomi rinfacciare la mia condizione di forestiero» [cf. Sir 29, 30] — e molte persecuzioni, «fino ad essere incatenato» [2 Tim 2, 9] e a dare la mia condizione di uomo libero per l’utilità di altri; e, se ne sarò degno, «sono pronto» [Rom 1, 15] a dare perfino «la mia vita» [Io 13, 37] per il suo nome, senza esitazione e molto volentieri, e là desidero spenderla «fino alla morte» [Phil 2, 30 ecc.], se il Signore volesse concedermelo.
38
Perché molto «sono debitore» [Rom 1, 14] a Dio, che mi ha donato tanta grazia da far rinascere in lui, per mezzo mio, molte popolazioni, e poi far loro ricevere la confermazione e far ordinare per loro ovunque dei chierici a servizio del popolo che ora sta venendo alla fede, quello «che il Signore si è preso dall’estremità della terra» [cf. Is 41, 9 VL], come un tempo «aveva promesso per bocca dei suoi profeti» [Rom 1, 2] : «A te verranno le genti dall’estremità della terra, e diranno: sì che falsi sono gli idoli che i nostri padri si sono fatti, e in essi non c’è utilità» [Ier 16, 19] ; e ancora: «Ti ho posto come luce fra le nazioni, perché tu porti la salvezza fino all’estremità della terra» [Act 13, 47, da Is 49, 6] .
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E lì voglio «aspettare la promessa» [cf. Act 1, 4] sua, ché certo egli non delude mai, siccome promette nel Vangelo: «Verranno da oriente e occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe» [Mt 8, 11], così come crediamo che da ogni parte del mondo verranno i credenti.
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Perciò dunque bisogna pescare proprio bene e con zelo, come il Signore esorta e insegna dicendo: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» [Mt 4, 19, cf Mc 1, 17] ; e in un altro passo dice per mezzo dei profeti: «Ecco, mando molti pescatori e cacciatori, dice Dio» [cf. Ier 16, 16], eccetera. E quindi era molto necessario che tendessimo le nostri reti, sì che «una gran moltitudine, una folla» [cf. Lc 6, 17 e 5, 6] fosse conquistata a Dio e dappertutto ci fossero chierici che battezzassero ed esortassero il popolo bisognoso e desideroso, come il Signore dice nel Vangelo, quando esorta e insegna dicendo: «Andate dunque, e ammaestrate ora tutte le genti battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato: ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» [Mt 28, 19-20] ; e in un altro passo dice: «Andate dunque in tutto il mondo a predicare il vangelo a ogni creatura; chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato» [Mc 16, 15-16] ; ancora: «Questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo a testimonianza per tutte le genti, e allora verrà la fine» [Mt 24, 14] ; e allo stesso modo il Signore preannunzia per mezzo del profeta: «Accadrà che negli ultimi giorni, dice il Signore, effonderò il mio spirito su ogni carne, e profetizzeranno i vostri figli e le vostre figlie, e i vostri giovani avranno visioni e i vostri vecchi avranno sogni, e sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio spirito e profetizzeranno» [Act 2, 17-18, da Ioel 2, 28-29] ; e «in Osea dice: Chiamerò quello che è “non-mio-popolo”, “popolo mio”, e “non-amata” la chiamerò “amata”. E accadrà che al posto di dire “Non-mio-popolo siete voi”, saranno invece chiamati “figli del Dio vivente”» [Rom 9, 25-26, da Os 2, 1.24; 1, 10] .
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E quindi in Irlanda coloro che mai ebbero conoscenza di Dio, ma finora onorarono sempre solo idoli e simili nefandezze, come mai ora da poco tempo sono stati «consacrati popolo» [cf. Lc 1, 17] di Dio e sono chiamati figli di Dio, e figli e figlie di capitribù scoti sono monaci e vergini di Cristo?
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E c’era anche una benedetta Scota indigena, nobile, bellissima e matura per le nozze, che io battezzai; e dopo pochi giorni venne da noi per un motivo, ci spiegò che aveva ricevuto un messaggio da un angelo di Dio che l’aveva esortata a essere vergine di Cristo e ad aderire a Dio: grazie a Dio, dopo sei giorni intraprese felicemente e con entusiasmo quel cammino che anche tutte le vergini di Dio lo fanno allo stesso modo, non secondo la volontà dei rispettivi padri, ma anzi soffrono persecuzioni e calunnie da parte dei loro parenti, e ciononostante aumenta sempre più il loro numero (e di quelli della nostra stirpe, nati lì, non sappiamo il numero), senza contare vedove e continenti, ma anche quelle — e quelle soffrono in modo particolare — che sono tenute in schiavitù: sopportano continuamente perfino terrori e minacce, ma il Signore ha donato la sua grazia a molte delle sue serve, e infatti anche se subiscono proibizioni, tuttavia si impegnano intrepidamente.
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E quindi anche se avessi voglia di lasciarle e andarmene in Britannia … e sì che ero veramente intenzionato e pronto, perché sarebbe un tornare in patria, dai miei parenti! non solo, ma anche fino in Gallia, a visitare i fratelli e a «vedere il volto» [cf. 1 Thess 2, 17 e 3, 10] dei santi del mio Signore: Dio sa che io lo desideravo tanto, ma sono «avvinto dallo Spirito» [Act 20, 22], che «mi attesta» [Act 20, 23] che, se farò questo, mi denuncia in anticipo come reo, e temo di sciupare la fatica che ho iniziato, e non io ma Cristo Signore, che mi comandò di venire a stare con loro per il resto della mia vita, «se il Signore vorrà» [Iac 4, 15] e mi custodirà «da ogni via di male» [Ps 118, 101], perché non pecchi al suo cospetto.
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E spero che era questo ciò che dovevo fare, ma non mi fido di me stesso «fin tanto che sarò in questo corpo di morte» [2 Pt 1, 13/Rom 7, 24], perché è possente colui che ogni giorno si sforza di stornarmi dalla fede e dalla purezza di una religione non finta, quale me l’ero proposta «fino alla fine» [Mt 24, 13 o 1 Cor 1, 8] della mia vita per Cristo mio Signore, ma la carne nemica sempre trae alla morte, cioè ad allettamenti illeciti; e «conosco in parte» [1 Cor 13, 12], perché io non ho condotto una vita santa come gli altri credenti, ma lo confesso al mio Signore e non arrossisco al suo cospetto, «perché non mentisco» [Gal 1, 20] : da quando lo conobbi, «dal tempo della mia giovinezza» [Ps 70, 17 o 87, 16] crebbe in me l’amore di Dio e il suo timore, e fino ad ora, per grazia di Dio, «ho conservato la fede» [2 Tim 4, 7] .
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Rida pure e insulti chi vuole, io non tacerò e non nascondo «i segni e le meraviglie» [Dan 6, 27] che il Signore mi ha mostrato molti anni prima che accadessero, in quanto Egli è colui che conosce tutto anche «prima dei tempi e delle generazioni» [2 Tim 1, 9] .
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E quindi avrei dovuto incessantemente rendere grazie a Dio, che spesso ebbe indulgenza per la mia insipienza, per la mia negligenza, e ringraziarlo anche di quella circostanza … e non fu neanche in una soltanto che non si adirò fortemente con me, che fui posto come collaboratore, e non prontamente acconsentii a ciò che mi era stato mostrato e come «lo Spirito suggeriva» [cf. Io 14, 26], eppure il Signore mi «usò misericordia per mille generazioni» [cf. Ex 20, 6], perché dentro di me vide che ero pronto, ma che era a causa di queste circostanze che non mi rendevo conto di che cosa dovessi fare della mia condizione: perché molti cercavano di impedire questa «ambasceria» [2 Cor 5, 20 o Eph 6, 20], anzi parlottavano fra di loro alle mie spalle, e dicevano: «Costui perché si mette nel pericolo in mezzo a stranieri che non conoscono Dio?» — e non come per cattiveria, ma loro non sapevano capacitarsene (come attesto io stesso) a causa della mia rozzezza — e non riconobbi subito la grazia che allora era in me; ora mi capacito di ciò che avrei dovuto capire prima.
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Ora dunque l’ho spiegato con semplicità ai miei fratelli e compagni di servizio, che ebbero fiducia in me, per cui «ho proclamato e proclamo» [2 Cor 13, 2], per rafforzare e confermare la vostra fede: magari voi imitaste esempi più grandi e faceste opere migliori! Questo sarà la mia gloria, perché «un figlio saggio è la gloria di suo padre» [Prov 10, 1 o 15, 20/17, 6] .
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«Voi sapete», e anche Dio lo sa, «come» [Act 20, 18] tra di voi «sono vissuto fin dalla mia giovinezza» [1 Reg 12, 2] «nella lealtà verso la verità» [2 Thess 2, 13] e «in sincerità di cuore» [cf. 2 Cor 1, 12] . E anche nei confronti di quei pagani in mezzo ai quali abito, a loro ho mostrato e mostrerò lealtà. «Dio lo sa» [2 Cor 11, 11], «nessuno» di loro «ho circuito» [cf. 2 Cor 7, 2], e non ci penso nemmeno, a causa di Dio e della sua Chiesa, per non «suscitare persecuzione» [cf. Act 13, 50] contro di loro e contro noi tutti, e per evitare che per causa mia fosse bestemmiato il nome del Signore; perché sta scritto: «Guai all’uomo a causa del quale il nome del Signore è bestemmiato» [Mt 18, 7/Rom 2, 24] .
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Infatti «anche se sono inesperto in tutto» [cf. 2 Cor 11, 6], tuttavia mi sono sforzato di guardarmi in qualche modo anche dai fratelli cristiani e dalle vergini di Cristo e dalle pie donne, che di loro iniziativa mi offrivano regali e gettavano sull’altare dei loro gioielli: io glieli ridavo indietro, e se la prendevano con me, chiedendosi scandalizzate perché lo facevo: ma io lo facevo «per la speranza » [Col 1, 5] di ciò che è duraturo, sì da salvaguardarmi prudentemente in ogni circostanza, proprio perché gli infedeli a qualche titolo accogliessero me, ossia il servizio del mio ministero, e ai non credenti neanche per un’inezia dessi occasione di infamarlo o criticarlo.
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E quando ho battezzato tante migliaia di persone, forse che avrei sperato da qualcuno di loro anche solo mezzo soldo? «Ditemelo e ve lo restituirò» [1 Reg 12, 3 VL] . O quando il Signore ha ordinato dappertutto chierici per mezzo della mia modesta persona e ho distribuito loro gratuitamente il ministero, se ho chiesto a qualcuno di loro anche solo il prezzo per comprarmi «una scarpa, ditemelo in faccia e ve lo restituirò» [1 Reg 12,3 VL] .
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Piuttosto «ho speso io a vantaggio» [cf. 2 Cor 12, 15] vostro perché mi accogliessero, e in mezzo a voi e dappertutto circolavo per causa vostra, fra molti pericoli, anche fino alle zone fuori mano, dove al di là non c’era nessuno e dove mai era giunto qualcuno a battezzare o a ordinare chierici o a confermare il popolo: per grazia di Dio, con impegno appassionato e «con grande gioia» [2 Cor 12, 15] ho potuto far nascere tutto questo «per la vostra salvezza» [2 Cor 1, 6] .
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Ogni tanto davo somme ai capi oltre a ciò che davo come ricompensa per i loro giovani che vengono con me, e ciononostante mi catturarono con i miei compagni e quel giorno avevano una gran voglia di «uccidermi», ma «non era ancora venuto il tempo » [cf. Io 7, 20.30], e tutto ciò che ci trovarono nei bagagli ce lo presero, e mi incatenarono perfino, ma dopo quattordici giorni il Signore mi liberò dalle loro mani e tutto ciò che era nostro ci fu restituito, «per opera di Dio» [1 Pt 2, 13] e di «amici fidati» [cf. Act 10, 24] che ci eravamo procurati in precedenza.
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Voi avete toccato con mano quanto ho elargito alle autorità delle varie regioni, nelle mie frequenti visite. Ritengo infatti di aver distribuito loro una somma non inferiore al prezzo di quindici persone, per far sì che possiate godere di me e io sempre godere» di voi «in Dio» [cf. Philem. 20] . Non me ne pento e non me ne accontento: ancora «spendo e più spenderò» [cf. 2 Cor 12, 15] ; il Signore è tanto potente da darmi per il futuro la possibilità di «spendermi io stesso per le vostre anime» [2 Cor 12, 15] .
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«Ecco, chiamo Dio a testimone, sull’anima mia, che non mento» [2 Cor 1, 23/Gal 1, 20] : e non vorrei avervi scritto perché sia un pretesto all’adulazione o alla speranza di lucro, né perché io speri gloria da qualcuno di voi; ma è sufficiente la gloria che ancora non si vede ma «si crede col cuore» [Rom 10, 10] : «fedele è colui che ha promesso, non mente mai» [Hebr 10, 23/Tit 1, 2] .
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Ma vedo che già «nel secolo presente» [cf. Gal 1, 4] sono stato oltre misura esaltato dal Signore, e non ero assolutamente degno che egli mi facesse questo dono, mentre so di certo che meglio mi si addice povertà e sventura che non ricchezze e agi (ma anche «Cristo Signore fu povero per noi» [cf. 2 Cor 8, 9], e io, povero miserabile, anche se volessi mezzi economici non ne ho più), «e nemmeno giudico me stesso» [1 Cor 4, 3], perché ogni giorno mi aspetto di essere ammazzato o di subire un’imboscata o di essere ridotto in schiavitù o un’eventualità di qualunque tipo, «ma non temo nessuna di queste cose» [Act 20, 24] a causa delle promesse celesti, perché mi sono gettato nelle mani di Dio onnipotente, che domina dappertutto, come dice il profeta: «Getta la tua preoccupazione in Dio, ed egli ti sostenterà» [Ps 54, 23] .
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Ecco, ora «affido la mia vita al mio Dio, sempre fedele» [cf. 1 Pt 4, 19], «per il quale fungo da ambasciatore» [Eph 6, 20] nonostante la mia condizione miserabile, ma è per il fatto che «non fa accettazione di persone» [Gal 2, 6] e mi ha scelto a questo ufficio perché fossi «uno dei suoi più piccoli» [Mt 25, 40], un servitore.
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E come «potrò ricambiarlo per tutto ciò che mi ha dato?» [Ps 115, 12] . Ma cosa potrei dire, cosa potrei promettere al mio Signore, se non ho nessuna capacità che non mi abbia dato Lui stesso? Ma «scruti pure il mio cuore e i miei reni» [Ps 7, 10 o Ap 2, 23], che tanto tanto desidero e già ero preparato alla possibilità che mi desse di «bere il calice» [Mt 20, 22 o Mc 10, 38] suo, come concesse ad altri che lo amavano.
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Perciò non mi capiti, per volontà del mio Dio, che mai abbandoni «il suo popolo, che si è acquistato» [cf. Is 43, 21 VL] alle estremità della terra. Prego Dio che mi dia la perseveranza e che mi conceda di rendergli una «testimonianza fedele» [cf. Ap 1, 5 o 3, 14] fino alla mia morte, per il mio Dio.
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E se qualcosa di buono ho mai fatto per il mio Dio, che amo, a Lui chiedo che mi conceda di spargere, insieme a quegli immigrati e prigionieri (per il suo nome!), il mio sangue, anche se devo rimanere privo perfino della sepoltura o il mio cadavere venga orribilmente spartito membro a membro fra cani o bestie feroci o «gli uccelli del cielo lo divorino» [cf. Lc 8, 5] . Sono ben convinto che, se ciò mi accadesse, ho guadagnato la mia anima insieme al mio corpo, perché, senza alcun dubbio, in quel giorno «risorgeremo nello splendore del sole, cioè nella gloria» [cf. 1 Cor 15, 41.43] di Cristo Gesù redentore nostro, come «figli del Dio vivente e coeredi di Cristo e destinati a essere conformi alla sua immagine» [Rom 8, 16/9, 26; 8, 17.29] ; perché «da Lui e per Lui e in Lui» [Rom 11, 36] regneremo.
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Infatti questo sole che vediamo sorge per noi ogni giorno dietro suo comando, ma non regnerà mai né perdurerà il suo splendore, e anzi tutti quelli che lo adorano finiranno male, i miserabili, nel castigo; noi invece, che crediamo e adoriamo il vero sole, Cristo, che mai tramonterà, e così nemmeno «chi farà la sua volontà», ma «rimarrà in eterno, come anche Cristo rimane in eterno» [1 Io 2, 17], Lui che regna con Dio Padre onnipotente e con lo Spirito Santo, prima dei secoli e ora e per tutti i secoli dei secoli. Amen.
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Ecco che ancora una volta intendo esporre brevemente le parole della mia confessione: «Attesto in verità e in esultanza di spirito, davanti a Dio e ai suoi santi angeli» [1 Tim 5, 21/2 Cor 7, 14/cf. Act 2, 46/Mc 8, 38 o Mt 16, 27], che mai ho avuto altro motivo all’infuori del Vangelo e delle sue promesse, per ritornare un giorno a quella gente da cui prima ero riuscito a fuggire a stento.
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Ma prego coloro che credono e temono Dio, chiunque vorrà considerare e accogliere questo scritto che Patrizio, peccatore indotto, ha stilato in Irlanda, che nessuno mai dica che è stata la mia ignoranza se qualche poco ho fatto ed eventualmente manifestato «secondo la volontà» [Eph 1, 9] di Dio, ma ritenete e si creda veramente che sarebbe stato «dono di Dio» [Io 4, 10 o Act 8, 20] . E questa è la mia confessione prima di morire.