La musica di Enya è un’esperienza sensoriale, un viaggio nel tempo in cui il folk celtico si combina con new age, elettronica, e fantastici multivocals.
La vocalità combinata in una policroma, sfumata, grazie alla tecnica di multivocals: per una sola canzone, la cantante registra e sovrappone fino a cento voci. Il risultato è un coro polifonico degno dei più solenni canti gregoriani. I testi sono quasi sempre affidati alla moglie del produttore Nick Ryan.
Enya cantante è il diminutivo di Eithne Patricia Ní Bhraonáin, cognome che in gaelico significa “figlia di Brennan.
Il gaelico è la prima lingua della compositrice Enya, nata nel cuore d’Irlanda a Gweedore, Donegal, in una famiglia di musicisti. A diciotto anni, la musicista, insieme ai fratelli fonda la band dei “Clannad”, una delle istituzioni del folk irlandese con Chieftains e The Pogues, ma alla metà degli anni Ottanta, quando la Bbc le chiede di scrivere un brano per un documentario a puntate sui Celti, lei ha già lasciato il gruppo. Alla tv inglese manda una breve composizione. La chiamano e le affidano tutti i 70 minuti della serie.
Enya cantante
La ragazza di Gweedore, Enya appunto, è riuscita con il suo lavoro ad esportare il mistero dei celti, la magia di una cultura popolare fatta di miti arcaici e sacralità. Il debutto discografico lo fa con “The celt”, che scala subito le classifiche irlandesi arrivando anche al numero uno. In tutti gli album, l’artista suona più strumenti possibili e mostra la purezza cristallina del suo canto. Tutti i brani si ispirano, principalmente, alle storie e alle leggende celtiche, con ampio ricorso a fiabe infantili, seppur stravolte e trasfigurate.
L’importante collaborazione con la connazionale Sinead O’Connor, nell’album “The Lion and the Cobra” (in cui nella canzone “Never Get Old” legge un passo della Bibbia), è il preludio alla definitiva consacrazione di Enya, che presenta nel 1988 il suo grande capolavoro: “Watermark. Litanie, cadenze religiose, percussioni africane, ispirazioni celtiche, cori gotici, atmosfere trascendenti e incantate, sintetizzatori sono i singoli elementi di questo disco che ha avuto grande successo di critica e di pubblico in tutto il mondo con più di 60 milioni di copie vendute.
Nel 1991 esce “Shepherd Moons” che conferma Enya cantante nei panni della regina del filone celtico-new age: melodie epiche ed elegiache, elegante tessuto elettronico, ricca e varia strumentazione (dal sinth agli strumenti folk) sono i punti forti del terzo disco. Il successivo “Memory of Trees”, lanciato dal singolo “Anywhere is”, vince un Grammy Award nel 1996. Complessivamente, però, si rivela un disco minore nella produzione della cantante. Segue la sua prima antologia “Paint The Sky With Stars” e solo nel 2000 il nuovo album di inediti “A Day Without Rain”, frutto di un lavoro lungo ed intenso per la cantante che qui, con la sovrapposizione multipla della sua voce, crea un coro in cui è lei l’unica corista.
Il “giorno senza pioggia” è “un diario emotivo e sentimentale” di Enya, il cui titolo fa riferimento all’umore che aleggia in un giorno sereno senza pioggia, con chiari riferimenti all’atmosfera irlandese; con 15 milioni di copie in tutto il mondo è rimasto oltre 2 anni nella classifica di BILLBOARD.
Nel 2001, Enya è stata l’artista che ha venduto di più nel mondo e nel 2002 ha vinto 3 World Music Awards come Best Selling Female Artist, Best Selling Irish Artist e Best Selling New Age Artist. e 3 Grammy Awards: Best New Age Album per “Shepherd moon”, “The memory of trees” e “A day without rain”.
Enya si è aggiudicata anche una nomination agli OSCAR per la miglior canzone con “May it be”, essendo stata scritta e registrata per “Il signore degli anelli – la compagnia dell’anello” dietro specifica richiesta del regista Peter Jackson. “May it be” ha vinto anche il Los Angeles Film Critics Association Award come migliore canzone ed è stata nominata agli Hollywood Golden GlobeAward. Tutti gli incassi derivati dalla vendita del cd singolo americano di “Only Time” sono stati devoluti al fondo per le vittime dell’ 11 settembre.
Il centro della musica di Enya, il gaelico e il legame con la sua terra, come ha spiegato lei stessa: “La mia base è sempre la musica celtica nella quale ogni tanto si insinuano la classica e il pop. Parto sempre dalla melodia e mi lascio trasportare alla ricerca del modo migliore per esprimerla. Questo ha portato allo sviluppo delle mie sonorità, anche se in realtà non ho delle idee preconfezionate quando sono in studio. Ho solo una tela bianca sulla quale dipingere. Può venire fuori di tutto. (…)
Oggi in Irlanda, a scuola si impara solo l’inglese. Vent’anni fa ci fu un abbandono di massa del gaelico, che veniva visto come qualcosa che ci separava dal mondo. Così sono rimaste poche comunità a parlarlo ancora. Ma quando torno a casa mia lo parlo abitualmente. E oggi c’è una ritrovata fierezza di essere irlandesi. Il mondo parla della nostra musica, dell’arte, della letteratura. E gli irlandesi si sentono considerati. Sono molto felice di questa attenzione, anche se credo che sia in parte frutto di una moda”.
Polistrumentista e ormai abile esperta in tecniche di produzione, Enya cantante ha però ancora un debole per il suo strumento prediletto, il pianoforte, la religiosità ha guidato i suoi passi di adolescente ed ora la tranquillità, per lei, è un vero stile di vita: niente mondanità, nessun flirt da tabloid, pochissime le interviste e le apparizioni in tv. Dice di non ascoltare molta musica e di preferire la compagnia maschile a quella femminile, ama i gatti, i film in bianco e nero e i viaggi, anche quelli con la fantasia; confessa di preferire un bicchiere di champagne a un boccale di Guinness.
Nel 2005 è uscito “Amarantine”, sesto album di Enya, altissima la qualità del prodotto, data dalla presenza ancora una volta di Roma e Nicky Ryan, i produttori e autori di sempre. Questa volta non c’è il gaelico ma il giapponese. In più ci sono tre canzoni scritte in una lingua completamente inventata da Roma. L’idea è nata quando l’irlandese è stata invitata a partecipare alla colonna sonora del “Signore degli Anelli”, dove ha scelto di cantare in elfico. Seguono i dischi “Didone e Enea” e il celebre”And winter came”, prima di una raccolta nel 2009.
La discografia della cantante Enya
- The Celts (1987)
- Watermark (1988)
- Shepherd Moons (1991)
- The Memory Of Trees (1995)
- Paint The Sky With Stars (1997)
- A Day Without Rain (2000)
- The Lord Of The Rings: The Fellowship Of The Ring (Soundtrack) (2002)
- Amarantine (2005)
- Didone e Enea (2007)
- And winter came… (2008)
- The very best (2009)
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