Joyce Cary

Joyce Cary, nato a Derry nel 1888 e morto a Oxford nel 1957, ha vissuto come funzionario britannico in Africa e nei suoi primi romanzi ha descritto la vita indigena e coloniale.

La biografia

L’infanzia di Joyce Cary è trascorsa interamente in Irlanda, questo spiega il suo legale con la terra. Eppure sapeva che un giorno avrebbe raggiunto la vicina Inghilterra. L’asma e la miopia a un occhio furono le sue croci. Arthur Joyce Lunel Cary, noto semplicemente come Joyce Cary, è stato uno scrittore irlandese vincitore del James Tait Black Memorial Prize nel 1941 con il romanzo A House of Children. Da sempre ricordato soprattutto per Mister Johnson (1939) e The Horse’s Mouth (1944). La sua famiglia che inizialmente possedeva numerose terre nei dintorni di Donegal, poco distante da Derry, fu privata di questa ricchezza nel 1882, quando il Primo Ministro Gladstone, preoccupato per il crescente malcontento degli irlandesi, diede ordine di espropriare i terreni dei nobili. Fu così che la famiglia di Joyce Cary si disperse.

Joyce Cary fece formazione presso l’indipendent school di Clifton, poco lontano da Bristol. In questi anni, segnati dalla morte della madre, maturò la convinzione di essere destinato a diventare un artista. Un viaggio a Parigi, il ritorno in patria, gli studi artistici ad Edimburgo, maturando una vocazione per la pittura. Al contempo iniziarono le prime esperienze letterarie: decise di iscriversi al Trinity College di Oxford, dove conobbe e strinse una sincera amicizia con John Middleton Murry. Come lui futuro scrittore.

Volontariato

Nel 1912 Joyce Cary partì come volontario della Croce Rossa per il Montenegro, mentre tra Ottomani e Lega Balcanica infuriava la guerra, conclusasi nel 1913. A questa esperienza si rifece per scrivere Memoir of the Bobotes, romanzo pubblicato postumo nel 1964. Nel 1913 tornò nel Regno Unito e per un breve periodo fu impegnato nella coordinazione delle cooperative agricole irlandesi.

In seguito Joyce Cary partì per l’Africa per combattere i Tedeschi, nemici durante la Prima guerra mondiale, nella loro colonia del Camerun. Scrisse in proposito un racconto intitolato Umaru nel 1921. Vi rimase sino al 1916, poi di nuovo oltre la Manica, questa volta risolto ad intraprendere la carriera di scrittore, iniziata però solo nel 1920, una volta provveduto alle carenze finanziarie. All’inizio scrisse sotto lo pseudonimo di Thomas Joyce per la rivista statunitense The Saturday Evening Post, proponendo i racconti abbozzati in Africa.

Gli anni di matrimonio

Dopo essersi sposato con Gertrude Ogilvie, conosciuta anni prima, Joyce Cary si trasferì nuovamente ad Oxford. La sua produzione migliore si concentra in questi anni. Scrisse nel 1932 Aissa Saved, nel 1933 An American Visitor, nel 1936 The African Witch e nel 1939 Mister Johnson e Power in Men. S’impose come una delle icone del Modernismo, raggiungendo fama internazionale. George Orwell, di ritorno dalla Spagna, lo raccomandò al Liberal Book Club.

Raggiunto l’apice del successo, Joyce Cary iniziò un periodo di decadenza creativa. Tra il 1941 e il 1944 scrisse The First Trilogy, pensata già negli anni trenta, poi conclusa con The Horse’s Mouth. Un’altra sua opera, un pamphlet intitolato The Case For African Freedom, ottenne fama internazionale grazie all’interessamento di Orwell, che l’incluse nella sua raccolta Searchlight Books – progetto al quale parteciparono, tra gli altri, Sebastian Haffner, Stephen Spender e Olaf Stapledon. L’opera fu successivamente adattata per il Cinema dal regista britannico Thorold Dickinson.

Fine carriera

Verso la fine degli anni quaranta Joyce Cary fece lunghi viaggi attraverso Africa e India, quest’ultima visitata nel 1946 su proposta del regista Dickinson, intenzionato a girare un film al quale successivamente rinunciò. Rifacendosi al suo viaggio in Oriente, Cary scrisse il romanzo The Moonlight, pubblicato sempre nel ’46, sulle difficoltà delle donne; quest’opera segna la fine degli anni d’oro della sua produzione letteraria.

Joyce Cary scrisse nel 1949, anno della morte della moglie, un altro romanzo, A Fearful Joy, che non era però all’altezza dei precedenti. Si risolse quindi a raccogliere le proprie opere con l’aiuto dell’editore Michael Joseph.

Opere

Fra i lavori di Joyce Cary spiccano due trilogie narrative: la prima comprende ‘La bocca della verità’ (1944), sicuramente il suo romanzo più noto, l’altra, invece, è composta da ‘Prigioniera della grazia’ (Prisoner of grace, 1952), ‘Tranne il Signore’ (Except the Lord, 1953), ‘Non più onore’ (Not honour more, 1955).

  • Aissa Saved (1932)
  • An American Visitor (1933)
  • The African Witch (1936)
  • Castle Corner (1938)
  • Mister Johnson (1939)
  • Charley is My Darling (1940)
  • A House of Children (1941)
  • Herself Surprised (1941)
  • The Case for African Freedom (1941)
  • To Be a Pilgrim (1942)
  • The Horse’s Mouth (1944)
  • Marching Soldier (1945)
  • The Moonlight (1946)
  • A Fearful Joy (1949)
  • Prisoner of Grace (1952)
  • Except the Lord (1953)
  • Not Honour More (1955)
  • Art and Reality (1958)
  • The Captive and the Free (1959)
  • Spring Song and other Stories (1960)
  • Memoir of the Bobotes (1964)
  • Selected Essays (1976), ed. Alan Bishop

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