Boxe

Com’è stato possibile ciò? La capacità della boxe di attrarre sportivi da entrambe le comunità è aiutata dal fatto che questo sport non viene associato ne alla tradizione culturale cattolica ne a quella protestante.

Anche se gli inglesi, a ragione, possono essere considerati i responsabili dello sviluppo iniziale di questo sport fino alla sua evoluzione attuale, in nessun modo la boxe viene associata per tradizione culturale all’Inghilterra. Non è percepita come un’attività di tradizione inglese.

di Cristina Orsingher

di Cristina Orsingher

La genuinità della boxe

Boxe

La boxe si è sviluppata come una disciplina genuina e universale che non è intrinsecamente legata a nessun tipo di tradizione nazionalista o post-coloniale. Per questo la boxe è percepita in maniera del tutto neutrale. Essere pugile non è rappresentativo della propria religione o delle proprie idee politiche. In questo modo protestanti e cattolici si possono unire e ritrovare nel nome di una fede sportiva, senza alcuna paura di derivazione settaria.

Sebbene chi compete a livello amatoriale si allena e fa parte di un club, la boxe può essere considerata più una attività fisica individuale che non di squadra. Ma più di qualunque altra cosa è il carattere particolare che circonda questo sport a renderlo così popolare nonostante i contrasti esistenti tra le fazioni rivali. A Belfast, la boxe è circondata da valori e tradizioni tipiche della working class. Fino agli anni ’50, la boxe era riservata agli uomini duri.
La violenza sconfinata e casuale, che sembra essere endemica delle grandi e moderne città, non ha spazio nella subcultura della boxe. E questo è vero a Belfast come a Chicago, Detroit o Città del Messico.

Il pugilato unisce cattolici e protestanti

L’apparente complicità della boxe di isolarsi dalla violenza che caratterizza alcuni aspetti della vita in Irlanda del Nord, si ferma purtroppo entro la soglia della palestra. Come Wayne McCullough e Barry McGuigan hanno scoperto a loro spese. Perché, nel momento in cui, questa disciplina dimostra il proprio impatto positivo sulle relazioni tra le due comunità.

Wayne McCullough ha vinto una medaglia d’argento per l’Irlanda alle Olimpiadi di Barcellona e, come atleta più giovane delle squadra, ha portato il tricolore nella cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Seoul nel 1988. McCullough è un protestante di Shankill Road. I pugili nordirlandese devono appartenere a club iscritti alla International Amateur Boxing Association (IABA). Inoltre, nelle competizioni internazionali ad eccezione di quelle del Commonwealth devono rappresentare l’Irlanda.

Questo ovviamente, non è molto apprezzato al di fuori dei circoli di boxe e soprattutto nelle aree lealiste come per esempio quella da dove proviene McCullough, Shankill Road. Qui, portare il tricolore irlandese viene percepito da molti come un tradimento alla causa protestante e lealista. I familiari di McCullough sono infatti stati minacciati di morte. Di ritorno poi dai giochi olimpici, il Belfast City Council si è rifiutato di invitare Michael Carruth. Il motivo? Carruth era compagno di gara di McCullough, ma in quanto membro dell’esercito irlandese venne escluso.

Questi avvenimenti hanno fatto si che McCullough piuttosto che proseguire la sua carriera in Irlanda o in Inghilterra, abbia preferito emigrare negli Stati Uniti. Lì ha gareggiato a livello agonistico. Le circostanze nella carriera di Barry McGuigan, probabilmente, il miglior pugile proveniente dall’isola d’Irlanda degli ultimi tempi, hanno certamente influenzato la decisione di McCullough di gareggiare negli Stati Uniti.
McGuigan è nato e cresciuto a Clones, nella Contea di Monaghan. In quella parte di Ulster che ancora fa parte della Repubblica d’Irlanda. Come tutti i pugili anche lui era associato alla IABA.

Sul ring senza offendere

Quando poi iniziò la sua carriera a livello professionale, il suo manager B.J. Eastwood, lo convinse a gareggiare per i club inglesi e per i titoli inglesi piuttosto che per quelli irlandesi. Questo probabilmente perché i primi gli avrebbero offerto più soldi e l’opportunità di un riconoscimento internazionale.

Nel tentativo di non offendere ne i nazionalisti irlandesi ne gli unionisti, McGuigan salì sul ring con la bandiera delle Nazioni Unite e con sottofondo la canzone di Londonderry “Danny Boy” evitando sia l’inno inglese che quello irlandese.
Purtroppo però molti nazionalisti irlandesi non dimenticarono il tradimento di McGuigan che scelse di gareggiare per il titolo inglese e non per quello irlandese. E quando il pugile sfilò per le strade di Belfast con il suo titolo di campione mondiale, apparsero nelle aree nazionaliste slogan del tipo “Barry the brit – sold his soul for English gold”.

Una volta ritiratosi dall’attività sportiva, McGuigan decise di stabilirsi definitivamente nel sud dell’Inghilterra. È probabile che la scelta di vivere lì piuttosto che nel nord, sia dovuta alle minacce di morte pervenute a lui e alla sua famiglia da parte dei nazionalisti repubblicani. Minacce che lo hanno spinto a scegliere il Kent piuttosto che la contea di Armagh.

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