Secondo le forze di sicurezza britanniche e irlandesi, Gerry Adams (nato il 6 ottobre 1948) avrebbe rivestito un ruolo di primo piano nell’IRA. Durante il corso della sua vita politica ha sempre negato di essere stato tra i capi dell’Organizzazione paramilitare senza mai dissociarsi dai temi legati alle “battaglie” del gruppo. Tra latitanza, arresti e un mancato attentato, Gerry Adams resta una figura di spicco fautore, insieme a Martin McGuinness, della scena politica nordirlandese nonché degli Accordi di pace del 1998.

Gerry Adams dagli arresti alla politicizzazione

È il 1971 quando Gerry Adams sposa Colette McArdle in clandestinità e dalla quale avrà il figlio Gearoid. Una storia d’amore condizionata dall’arresto, nella loro casa in Harrogate Street, nella zona di Clonard, il 14 marzo 1972. In un raid all’alba Adams viene preso e internato, senza processo, sulla nave-prigione Maidstone ancorata nel Belfast Lough.

Il rilascio avviene pochi mesi dopo, in seguito ai colloqui tra esponenti del movimento repubblicano e funzionari del governo britannico. Si raggiunge una tregua per concedere a Gerry Adams di prendere parte alla delegazione dell’IRA. L’Organizzazione, il 7 luglio 1972, incontra a Londra il Segretario di Stato per l’Irlanda del Nord Sir William Whitelaw.

Un incontro che si rivelerà inutile tanto che le ostilità portarono di nuovo Gerry Adams alla clandestinità. La sua latitanza si interruppe nel luglio 1973, quando fu arrestato insieme ad altri tre membri dello Stato Maggiore della Brigata Belfast. C’erano con lui Brendan Hughes, Tom Cahill e Owen Coogan.

Questa volta, Adams venne rinchiuso a Long Kesh dove divenne un punto di riferimento per i militanti più giovani. Qui nacque il suo contributo alla “politicizzazione” del movimento repubblicano. Scriveva articoli per “An Phoblacht-Republican” utilizzando lo pseudonimo di “Brownie”.

Ascesa nel Sinn Féin

Appena rilasciato, Gerry Adams, nel 1977, viene eletto all Ard Comhairle (Comitato Esecutivo) del partito e, insieme a Danny Morrison, direttore di AP-RN, partecipa alla stesura dell’annuale discorso pronunciato alla commemorazione di Theobald Wolfe Tone, fondatore degli United Irishmen e “nume tutelare” del repubblicanesimo irlandese.

Il discorso, pronunciato da Jimmy Drumm, veterano dell’IRA dagli anni quaranta segna una svolta nella strategia repubblicana. Perché, oltre a denunciare gli errori della dirigenza nella gestione della tregua del ’74-’75, delinea per la prima volta la necessità di una “guerra di lunga durata”. Ovviamente, quest’ultima doveva essere condotta sviluppando anche la proposta politica del movimento “coinvolgendo la classe lavoratrice delle 26 Contee (come i repubblicani chiamano l’Eire)”.

All’interno del partito repubblicano si stava svolgendo la stessa lotta intestina che stava avvenendo all’interno dell’IRA tra la vecchia dirigenza e un gruppo di elementi più giovani critici della strategia del movimento (tra i quali Martin McGuinness, Brian Keenan, Danny Morrison e Ivor Bell).

Adams, in carcere durante gli anni 1973-1977, venne eletto a Westmister (Il Parlamento inglese) negli anni Ottanta. Poi si aprirono le porte della presidenza del Sinn Féin. La sua battaglia politica ha permesso insieme agli altri interlocutori e il presidente americano Bill Clinton di firmare lo storico Accordo del Venerdì Santo, che ancora oggi garantisce la pace in Irlanda del Nord.

Il commento di Gerry Adams alla morte di Margaret Thatcher

Nella morte, come nella vita, Margaret Thatcher ha sempre diviso l’opinione pubblica in Irlanda del Nord. Mentre il giudizio di Gerry Adams è netto, per lui l’ex primo ministro avrebbe causato grandi sofferenze sia agli inglesi sia agli irlandesi: “Margaret Thatcher ha fatto un gran male al popolo irlandese e britannico quando ricopriva il ruolo di Primo ministro”. Una valutazione graffiante che affonda le radici negli scioperi della fame dell’IRA, avvenuti nel carcere di Maze nei primi anni del 1980, quando persero la vita Bobby Sands e i suoi compagni.

Gerry Adams ha voluto ricordare la sua politica belligerante sia negli affari interni, nei confronti della working class britannica, sia negli affari internazionali, con politiche di sostegno del dittatore cileno Pinochet, la sua opposizione a sanzioni contro l’apartheid in Sudafrica, e il suo sostegno ai Khmer Rouge. La Thatcher avrebbe “praticato” politiche militariste, censure e operazioni segrete in Irlanda del Nord, contro i rappresentanti del partito Sinn Féin durante i Troubles.

Il politico più popolare

Con il passare degli anni, Gerry Adams ha avuto una fortissima popolarità come leader del partito repubblicano Sinn Féin e in qualche modo si è consolidata la sua immagine a simbolo della causa irlandese in Irlanda del Nord. Fu uno studio di Ipsos MRBI, condotto telefonicamente da novembre 2014 a maggio 2015, a indicare quanta influenza ottenne sull’opinione pubblica rispetto agli altri leader di partito.

Di nuovo in carcere per l’omicidio McConville

Nel 2014 tornarono gli incubi degli omicidi irrisolti durante gli anni dei Troubles: divenne presto un caso la morte di Jean McConville, avvenuta nel 1972, che portò al fermo concordato di Gerry Adams. Il presidente del partito repubblicano, allora in carica, era accusato da ex membri dell’Ira – Dolours Price e Anthony McIntyre, entrambi deceduti – di essere il mandante di quell’assassinio. Un omicidio che Adams ha sempre negato: “Non mi sono mai dissociato dall’Ira e non lo farò mai, ma sono totalmente innocente per il rapimento, l’omicidio e la sepoltura segreta della signora McConville”.Lo scheletro della donna, vedova e madre di dieci figli, fu ritrovato nel 2003 in una spiaggia a Dundalk. Sarebbe stata uccisa perché considerata un informatore dei britannici.

Il fermo di Gerry Adams durò 96 ore, dopo 33 interrogatori registrati. E come svelò lui stesso, la polizia avrebbe utilizzato i “vecchi metodi” per comprendere i suoi legami con l’Ira, coi suoi ex membri compreso il rapporto con il vice ministro Martin McGuinness.

Gerry Adams lascia partito a due donne: Mary Lou e Michelle O’Neill

Mary Lou McDonald succede a Gerry Adams, lo storico leader che ha guidato il partito per 34 anni lo annuncia durante un evento pubblico a Dublino. La quarantenne, attuale Presidente dello Sinn Féin, ha raccolto così la pesante eredità politica dell’Ira. Insieme a Mary Lou la coetanea, Michelle O’Neill, che ha di fatto rimpiazzato Martin McGuinness, l’ex numero due del partito. Dunque Lou McDonald si è tenuta la Repubblica d’Irlanda (Eire) mentre la leadership nell’Ulster e in mano a O’Neil.

La successione del partito voluta da Gerry Adams a due donne ha segnato un passo generazionale. Un futuro senza ombre, di personalità non riconducibili alla questione irlandese e agli anni della lotta armata: sia McGuinness che Adams, infatti, sebbene non lo abbiamo mai ammesso, erano considerati capi militari della guerriglia repubblicana.

A differenza di Gerry Adams, da sempre stata ritenuta una figura scomoda, dunque non digeribile dagli elettori dei due maggiori partiti irlandesi, il Fine Gael e il Fianna Fáil, Mary Lou McDonald ha fatto breccia nell’Eire.

Ian Paisley, lo storico rivale di Gerry Adams

Politico nordirlandese con una lunga carriera alle spalle, Ian Paisley è morto a 88 anni il 12 settembre 2014. Eletto Primo Ministro dell’Irlanda del Nord nel maggio 2007, Paisley è stato uno dei protagonisti nello scenario di lotta e pacificazione del Nord, insieme ai suoi “nemici”, appunto Gerry Adams e Martin McGuinness.

Quest’ultimo alla notizia della morte del Reverendo ha commentato: “Ho perso un amico”. Secondo Ian Paisley, McGuinness, il resto dell’Ira e i membri del partito repubblicano Sinn Féin, erano demoni incarnati. Lui che a 25 anni fondò la propria Chiesa ritenendo che i protestanti erano fin troppo teneri con i cattolici.

Conosciuto anche con il nome di “Dottor No”, Ian Paisley è stata una figura negativa per la controparte repubblicana che ricorda come la sua ostilità avrebbe contribuito a far naufragare ogni tentativo di riforma precedente allo storico accordo di pace.

Le campagne di Paisley contro il movimento per i diritti civili negli anni Settanta per “salvare l’Ulster dalla sodomia” gli fecero guadagnare persino l’appellativo di “ayatollah”. La sua chiesa presbiteriana condusse numerose crociate per sabotare i tentativi del governo britannico di legalizzare l’omosessualità.

Ottimo oratore, Ian Paisley nelle sue prediche prendeva di mira la comunità cattolica con disprezzo. La definiva così: “Si riproducono come conigli e si moltiplicano come parassiti”, spingendosi anche oltre. Una volta definì Papa Giovanni Paolo II come “l’anticristo”. Alcuni suoi discorsi degli anni 1960 sono raccapriccianti a detta di alcuni e probabilmente scatenarono la reazione dell’Ulster Volunteer Force, organizzazione paramilitare, che sparò i primi colpi dei Troubles nel 1966 quando venne ucciso il barman cattolico Peter Ward. Ma quando iniziò il conflitto vero e proprio che infiammò l’Ulster, dopo il 1969, Ian Paisley prese le distanze dai paramilitari lealisti sostenendo di non avere alcuna influenza sulle attività omicide di questi gruppi terroristici.

Ma fu certo che il Reverendo usò la forza paramilitare lealista, la sua ironia e l’Uda per sconfiggere gli altri leader unionisti che volevano la condivisione del potere nordirlandese. Almeno cinque leader persero la partita contro di lui, tra gli altri Terence O’Neill, Brian Faulkner e il premio Nobel per la pace David Trimble. Quest’ultimo riuscì a convincere una parte significativa della popolazione unionista a stringere un accordo con i nazionalisti. Ian Paisley si ritirò dalla politica negli anni successivi all’accordo del 1998 e durante una delle ultime interviste chiedeva di essere ricordato come “un uomo del Vangelo”.